La morte violenta, anzi violentissima di Tullio Verdoliva il 34enne di Castellammare che dopo aver rubato una Vespa si è suicidato due sera fa scontrandosi contro un’auto andando contromano all’imbocco dell’autostrada di Torre Annunziata Sud ha sconvolto le persone che le conoscevano. In particolare un amico, operatore sociale, e che gli era stato vicino negli ultimi anni cercando di strapparlo al maledetto mondo della droga, ma che preferisce rimanere anonimo, ha scritto una accorata lettera che è anche un appello a chi come Tullio è nel vortice della droga e non riesce ad uscirne. Un appello alle famiglie, agli amici, alle istituzioni anche a quelle religiose di stare più vicini a persone come Tullio per evitare altre morti violente.
“Mannaggia a’morte!!!
Cosa lascerai in questo mondo? “Nu guaglione che nu stev bbuon ca cap…”. Non ci sto. Come ogni morte tragica di ragazzi caduti in incidenti si nasconde una verità che fa male perché è scomoda. Forse sono tra i pochi che ha raccolto negli anni addietro la tua sofferenza e l’incapacità di uscire dalla palude della droga. Quando raccontavi che i ‘mostri si erano svegliati e non ti lasciavano in pace….eh già!!! Sono proprio quei mostri che abitano le paludi del nostro inconscio: sono eccitanti, allucinogeni, dissociativi.
Sono loro che ti hanno ucciso. Tu non sei che un povero ragazzo incompreso perché non capito fino in fondo, perché solo, solo con il tuo dolore. Crack, cocaina, alcol, una pasticca, un acido, un funghetto, un francobollo possono rappresentare, per ignari ragazzi, un biglietto di sola andata. Come è successo a te. Non sempre le lesioni al cervello procurate da queste sostanze sono visibili, e non sempre i sintomi psichiatrici sono reversibili. Non sempre le cure sono efficaci.
Ti chiediamo ancora perdono se ora ancora non riusciamo a capire il tuo dramma che ancora si riversa sulla strada. Ancora. Come vorrei che la tua tragedia fosse letta per quella che è. Come vorrei che tanti ragazzi capissero che con le droghe oggi è un viaggio senza ritorno.
Caro amico, anzi, cari amici “sventurati”, ragazza o ragazzo che ti trovi davanti all’offerta di una pillola colorata o di una bustina che promette un’ora di technotrance e di sballo: tu, che non sei folle, sarai costretto a coabitare con la follia artificiale scatenata nel tuo cervello da una sostanza ignota e apparentemente innocente. Giorni, notti, sogni, affetti, amori, lavoro, famiglia: destinato a diventare spettatore, inerme e solo, di un drago evocato per un’ora e che divorerà invece intera la tua vita. Non potrai tornare indietro. Fermati, ti prego. Fallo per te”.