“Le responsabilità penali del ritardo in pronto soccorso all’ospedale Loreto Mare di Napoli che hanno determinato la morte del ventitreenne ricoverato in codice rosso le accerterà la magistratura e mi auguro con la massima severità non solo nei confronti del personale coinvolto in prima persona, anche se indietro non si può tornare e fatti del genere lasciano esterrefatti per la gravità e le conseguenze soprattutto sul piano umano che hanno”. Barbara Mangiacavalli, presidente nazionale della Federazione Ipasvi che rappresenta gli oltre 447mila infermieri presenti nel nostro Paese, di cui circa 277mila nelle strutture del Servizio sanitario nazionale, interviene sulla vicenda della morte in codice rosso del ventitreenne all’ospedale Loreto Mare di Napoli per un ritardo dovuto a quanto finora accertato a una discussione tra medici e infermieri. “Per quanto riguarda la nostra professione il presidente del Collegio Ipasvi di Napoli, dr. Ciro Carbone, si è già attivato e, compatibilmente con le indagini in corso, l’ordine provinciale ha messo in atto tutte le verifiche del caso. Ovviamente una volta appurati i fatti si interverrà nel caso anche dal punto di vista professionale e se le responsabilità accertate lo richiederanno, con la massima severità, visti anche gli esiti assurdi della vicenda”, afferma Mangiacavalli in una nota. “Ma resta il fatto che un’organizzazione in cui si crea un tale vuoto di assistenza come quello registrato al Loreto Mare non va. Non possiamo accettare che a fare le spese di un errato rapporto medici-infermieri siano i pazienti, così come non possiamo accettare che ai nostri professionisti sia richiesto un lavoro tale per la carenza di organici e di organizzazione, da creare situazioni di stress tali da compromettere la loro stessa professionalità e la salute, in questo caso addirittura la vita, dei cittadini”, aggiunge. Mangiacavalli ricorda che con la Federazione nazionale degli Ordini dei medici “stiamo lavorando per una condivisione comune degli obiettivi primari di assistenza che entrambi le professioni hanno, ma evidentemente è necessario anche un intervento strutturale delle istituzioni, Regioni e ministero della Salute, al di là dell’invio della task force del ministero per accertare i fatti, per fermare la deriva di depauperamento dei servizi e degli organici verso cui si sta andando soprattutto nelle Regioni, come la Campania, in piano di rientro ormai da anni”. “Non si può continuare a far finta di nulla -prosegue -, i dati e le rilevazioni parlano chiaro: l’Italia è divisa in due dal punto di vista della salute per colpa dei bilanci che nel Sud sembrano non quadrare mai. Ma a – conclude – farne le spese non possono e non devono essere i professionisti che col loro lavoro fanno comunque fronte come possono alle carenze del sistema e, soprattutto e indiscutibilmente i cittadini che devono vedere sempre tutelato il loro diritto costituzionale alla salute”.