Emanuele ha 33 anni, vive nelle Vele di Scampia e ha una figlia da mantenere, Dalila, di 11 anni. Poco piu’ che maggiorenne, Emanuele fini’ in carcere per spaccio di stupefacenti “perche’ la droga perversava qui a Scampia – racconta -. Ora le cose stanno cambiando e io voglio restare nel mio quartiere, dove un riscatto e’ possibile”. Parla di “un’altra Scampia” Emanuele, lui che da 12 anni e’ inserito nella graduatoria per l’assegnazione degli Erp e attende dal Comune un alloggio popolare. “La mia posizione e’ stata regolarizzata nel 2005 – dice -, ovvero il Comune mi ha riconosciuto una residenza, mi spetterebbe di diritto un nuovo alloggio”. Ma dal 2005 ad oggi nulla, e da abitante delle Vele Emanuele si e’ trasformato in uno dei tanti “occupanti” di quei mostri di cemento. E come lui ci sono centinaia di famiglie preoccupate per il proprio futuro. “Il piano di fattibilita’ va avanti – spiega Omero Benfenati del Comitato Vele – e il 20 luglio e’ stato chiuso il bando per assegnare gli ultimi alloggi nuovi. Il problema e’ che circa 250 famiglie sono escluse”. In sostanza, ci sono oltre 200 nuclei familiari che per il momento non saranno trasferiti nelle abitazioni nuove di zecca costruite in via Labriola, a pochi metri di distanza da quelle stesse Vele che saranno demolite. La prima torre doveva andare giu’ entro l’estate ma presumibilmente la data di abbattimento della prima Vela sara’ rinviata all’inizio del prossimo anno. “Ci sono tante assenze da parte delle istituzioni” racconta ancora Emanuele mentre insieme agli altri disoccupati di Scampia ha organizzato una giornata di pulizia dei giardini delle Vele. Si gira, mostrando in telecamere la discarica a cielo aperto che c’e’ nei cortili che dividono una casa dall’altra. “Ecco dove ci lasciano vivere le istituzioni. E’ ovvio che poi l’immagine che nel mondo si ha di Scampia sia quella di un posto fatto di droga e di immondizia. Ma non ci sono solo spaccio e rifiuti. Noi – dice – vogliamo lavorare e vogliamo un’abitazione dignitosa, un posto in cui far giocare i nostri bambini. Qui, nel quartiere dove sono nato e dove voglio restare”.