Napoli, raid incendiario al bar Shabby Chic nel rione Sanità

“Nessun commerciante della zona da stamane e’ venuto al bar. Neanche a prendersi un caffe’. Sono rattristato, ‘pigliato di collera'”. Cosi’ Mariano Di Napoli, titolare del bar Shabby Chic nel rione Sanita’, dove stanotte si e’ verificato un raid incendiario. Il fatto e’ avvenuto intorno alle 3 e il sopraggiungere dei carabinieri della locale stazione Stella ha limitato i danni. Un’auto in pattuglia ha visto le fiamme e ha chiesto l’intervento dei vigili del fuoco, che hanno spento il rogo. E stamattina, sistemato tutto al meglio, il bar ha aperto. Di Napoli ha sporto denuncia contro ignoti. “Voci di popolo – aggiunge – lamentano una richiesta di soldi generalizzata ai commercianti della zona”. Eppure il giorno dopo nessuno dei colleghi negozianti lo ha avvicinato, anche solo per chiedergli cosa fosse successo. Lo guardano dai loro locali, in silenzio. “Se fossero venuti a prendere un caffe’ – dice – sarebbe stato significativo. Ed invece nulla: tutti si comportano come se non fosse successo nulla”. Un clima triste e pesante che fa dire al 44enne: “ho aperto il bar due anni fa ed ero sereno. Ora sto pensando di chiudere. E non per le ferie. Questa attivita’ lo ha avviata per i miei figli Eduardo e Andrea, di 20 e 18 anni. Io sono gia’ proprietario di un negozio di fiori in via Duomo, non ho mai ricevuto minacce e li’ la solidarieta’ fra negozianti e’ fatta di piccoli gesti. Ci si saluta e, ad esempio, si osserva che nessuno di passaggio tocchi la merce esposta dai vicini”. A manifestare vicinanza a Di Napoli e’ arrivato il presidente della Municipalita’ 3 Ivo Poggiani che si e’ impegnato a “non lasciarlo solo”. “Provvidenziale e’ stata l’azione delle forze dell’ordine. Ma queste situazioni non devono verificarsi. Non dovranno accadere piu’. La lotta alla camorra deve essere a 360°”. Ed anche per questo il presidente della municipalita’ giovedi’ sara’ a Roma, al ministero dell’Interno, “per chiedere al Governo – come scrive in un post su Fb oggi – di mantenere le promesse sui progetti destinati alla dispersione scolastica. La presenza delle forze dell’ordine c’e’ ed e’ visibile ma non basta. Cultura, lotta alla dispersione, lavoro sono le armi per battere le camorre”. 


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