Omicidio Ruggiero: ora è caccia al secondo complice di Guarente, quello che l’aiutato a seppellire il cadavere

All’appello manca ancora un complice di Ciro Guarente. E’ quello che avuto un ruolo fondamentale nella vicenda perchè ha aiutato lo spietato assassino di Enzo Ruggiero a distruggere e a seppellire il corpo nel garage degli orrori di Ponticelli.  Gli investigatori sono sulle sue tracce, sarebbe anche lui di via Scarpetta a Ponticelli e conoscente di Guarente da quando erano ragazzi, perché l’assassino è cresciuto in quel quartiere, è li che abita la sua famiglia.A pochi passi dal garage dell’orrore. Ha fatto perdere le sue tracce quando tre notti fa i carabinieri si sono presentati a casa del 51enne Francesco De Turris per portarlo via. Il complice “interratore” ha capito che il cerchio si era chiuso e che presto sarebbero arrivati anche lui e si è reso uccel di bosco. Con l’arresto di De Turris si mette un altro tassello importante in questo puzzle investigativo. Il pregiudicato, vecchio amico di Guarente e vicino di casa (i due abitavano in stabili adiacenti) vanta un curriculum di tutto rispetto sotto il profilo dei reati. Pluripregiudicato, ha compiuto furti, rapine, procurato lesioni, opposto resistenza a pubblico ufficiale. Mai, però si era spinto a concorrere a un omicidio. Aveva anche cercato di mettere in piedi una piazza di spaccio gestita in autonomia ma fu “punito”  dagli uomini del clan De Micco che gli spezzarono una gamba. Poi si è impossessato di un campetto comunale per il calcio a 5 e, quando la struttura è stata affidata a una associazione, sia gli spogliatoi che le giostrine dell’area adiacente sono state misteriosamente distrutte. 

Fermato due giorni fa, l’uomo è stato interrogato a lungo dagli inquirenti della procura di Santa Maria Capua Vetere e in un primo momento ha rifiutato ogni addebito. Poi, messo alle strette da indizi e prove ha ceduto. A incastrare il 51 enne sono state, secondo quanto riferiscono i vertici dell’Arma, numerose intercettazioni telefoniche che dimostravano i contatti, ripetuti e ad un’ora insolita, con Guarente proprio nell’arco di tempo nel quale l’omicida dovrebbe aver ammazzato il giovane Vincenzo. De Turris ha raccontato di aver soddisfatto la richiesta del vecchio amico che gli aveva chiesto un’arma dimostrando la propria consapevolezza del motivo per il quale Guarente la voleva. Arrivando perfino a consigliargli un a calibro 7,65 con la quale avrebbe certamente raggiunto il suo obiettivo.Anche se Ciro, , un’arma se l’era già procurata: una calibro 22. Ma De Turris gli avrebbe detto che con quel piccolo revolver poteva uccidere “le lucertole”. Così ha preso per sé la 22 e gli ha dato una 7 e 65. Dopo avere ammazzato Vincenzo, Ciro ha riconsegnato la pistola a De Turris e quest’ultimo l’ha smontata e ha buttato i pezzi nei cassonetti della spazzatura.  Circostanza che ha confermato l’ipotesi investigativa maturata dopo l’esame autoptico durante il quale erano stati ritrovate due ogive di questo stesso calibro.

I militari del Nucleo Operativo e Radiomobile del Reparto Territoriale di Aversa – sotto il coordinamento della procura di Napoli Nord – non hanno mai smesso di indagare sull’omicidio, a partire da quando sono scaturiti forti sospetti sul fatto che quella di Vincenzo da casa non fosse un’assenza volontaria, dopo l’arresto e la confessione di Guarente, il 27 luglio, e dopo il ritrovamento del cadavere fatto a pezzi e sepolto sotto il cemento. Che l’omicida avesse avuto dei complici era praticamente una certezza. De Turris, che dovrà rispondere di concorso in omicidio, è ora nel carcere di Santa Maria Capua Vetere, lo stesso dove si trova Guarente. Ora è caccia all’altro complice a quello che ha compiuto il martirio del corpo del povero Enzo Ruggiero.

 

 

 


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