Non ha “mai versato” quei centomila euro all’ex funzionario pubblico Marco Gasparri, naturalmente. Anche gli appunti sulle tangenti Consip, a suo dire, “non esistono”. E quel “pizzino” ricomposto e depositato agli atti, che appariva dedicato proprio a Tiziano Renzi: “30 mila per T.”? Alfredo Romeo replica, in un’intervista a Repubblica dopo 168 giorni trascorsi tra il carcere e i domiciliari: “Io non so cosa sia, un pizzino. E non ho mai incontrato Renzi senior. Ma certo potremmo parlare con lui dei pellegrinaggi… “. Quanto agli appunti: “Ne prendo. Ma per scrivere lunghe poesie su invidia, meschinerie e viltà . O della violenza proterva e gratuita”. Romeo è tornato alla libertà – per effetto della decisione del Riesame di Roma – ma resta rinviato a giudizio per corruzione, a Roma; e indagato a Napoli, anche per concorso esterno in associazione mafiosa in relazione ai profili di alcuni assunti nell’ospedale Cardarelli di Napoli. “Noi eravamo parte lesa” nelle “anomalie” di Consip, racconta ancora Romeo. E, parlando di Marco Gasparri, ex dirigente prossimo al patteggiamento che ha confessato di avere intascato 100mila euro da Romeo, l’imprenditore, che precisa di non aver “dato mai nulla” a Gasparri, usa parole dure sull’indagine: “Ma secondo lei, è malizia pensare che il signor Gasparri possa essere stato avvicinato dalle tante figure controverse che hanno agito in questa inchiesta piena di vulnus, imprecisioni e scorrettezze? Lei può escludere che Gasparri fosse un ‘agente del nemico’? Che sia stato indotto a danneggiarmi per favorire i concorrenti?”.