Da Napoli a Pompei in monorotaia: via ai binari, ecco la proposta dell’associazione Naplest et Pompei

Il progetto proposto dall’Associazione Naplest et Pompei per lo sviluppo della cosiddetta buffer zone del grande sito archeologico è pronto. Elaborato da uno staff di tecnici e progettisti è diretto e coordinato dell’architetto catalano Josep Acebillo – per quasi 30 anni responsabile dell’ufficio urbanistico della città di Barcellona – e sarà sottoposto tra poche settimane all’approvazione del Comitato di gestione del quale fanno parte i sindaci dei Comuni di Portici, Ercolano, Torre Annunziata, Torre del Greco, Boscoreale, Boscotrecase, Castellammare di Stabia, Trecase e Pompei, i ministri dei Trasporti, della Coesione territoriale e dei Beni culturali, la Regione, la Città metropolitana di Napoli e il sovrintendente Osanna in qualità di responsabile del paesaggio. Il progetto prevede l’eliminazione della linea ferroviaria che corre lungo il mare tra Portici e Castellammare di Stabia. La stessa verrebbe reinsediata nei binari della circumvesuviana all’interno del territorio, realizzandone una più moderna ma con le stesse funzioni di quell’attuale Questo permetterebbe di recuperare spazi e opportunità di sviluppo in un pezzo di territorio vasto che accoglie più di 450 mila abitanti e che finora ha dovuto fare i conti con i limiti non solo paesaggistici imposti dai binari.
Ad annunciare possibili tempi e prossime tappe dell’iter procedurale di quella che al momento è solo una proposta, è stata la presidente dell’Associazione Marilù Faraone Mennella. Proposta completa e capace – come ha spiegato l’imprenditrice nel corso del seminario promosso ieri da Confindustria Campania e dalla Fondazione Mediterraneo Tirrenico – di promuovere investimenti tra pubblico e privato per oltre due miliardi e mezzo di euro. L’eliminazione e la relativa risistemazione della linea ferroviaria, peraltro, sono solo l’aspetto più rilevante di un piano che in realtà si collega strettamente a quello relativo al rilancio dell’area orientale di Napoli che la stessa Associazione ha lanciato da tempo. I privati puntano sostanzialmente ad una sinergia con gli enti locali per cambiare, spiega Faraone Mennella, “funzioni e qualità della vita di una parte della città che da Napoli si estende di fatto fino a Castellammare di Stabia per creare un nuovo modello di rigenerazione urbana, capace di recuperare e insediare nuove funzioni e creare sviluppo non solo economico, ma anche sociale e civile, utilizzando misure e procedimenti più snelli e operativi”. Il progetto strategico in questione ha già ottenuto il via libera della Città Metropolitana e dei nove Comuni. Sarà, tuttavia, decisiva la valutazione più complessiva della Regione. Non è un caso che proprio dall’incontro di ieri è giunto l’impegno dell’assessore regionale alle Attività produttive Amedeo Lepore a fissare un tavolo specifico finalizzato ad approfondire il tema, dotato di una grande suggestione ambientale e paesaggistica, ma anche carico di non poche incognite. Dall’incontro di ieri, Pompei a parte, emergono spunti su più fronti, da un eccesso di finanziamenti concentrato in particolare su Napoli rispetto alle altre provincie della regione, ad uno scenario comunque di crescita delle opportunità offerte dal territorio anche sul piano degli investimenti. Nell’analisi di Gianfranco Viesti,tra i più acuti economisti meridionali, emerge ad esempio che la rimonta del Mezzogiorno è ancora lontana da livelli di assoluta competitività. E al tempo stesso che senza il rilancio dell’industria, non solo manifatturiera, il recupero resterà comunque complicato, per non dire impossibile: del milione e settecentomila occupati in meno registrato nel Sud, 850 mila mancano all’industria per essere all’altezza del tasso di sviluppo del Nord. Insomma, secondo Viesti, anche assorbendo tutte le 250 mila unità operative che mancano ai beni culturali del Mezzogiorno, la distanza con il Settentrione in termini occupazionali resterebbe enorme. “Ma i conti – osserva l’assessore regionale Lepore – vanno fatti sempre con la realtà e con le forze in campo. E la sfida lanciata dalla Regione attraverso l’estensione sul territorio di misure per la crescita, gli investimenti e l’occupazione varate dagli ultimi governi, si è dimostrata vincente”.
Costanzo Jannotti Pecci, presidente di Confindustria Campania, chiede parò di fare particolare attenzione anche alle esigenze delle piccole e medie imprese che restano il nerbo del sistema economico campano e meridionale. La sfida è quella di industria 4.0, ricorda Ambrogio Prezioso, presidente dell’Unione industriali di Napoli e il piano di Pompei è anche per questo un momento di confronto e di programmazione per andare oltre le cifre di una crisi tutt’altro che finita.

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