Camorra, il pentito: “Mio fratello Ciro ucciso dalla Vinella-Grassi”

“Posso dunque pensare che la sola Vinella-Grassi abbia potuto uccidere mio fratello”. E’ la frase contenuta nelle dichiarazioni del pentito Luca Cortese che ha dato il nuovo spunto investigativo alla Dda di Napoli che sta indagando sull’omicidio dell’ex guardai venatoria Ciro Cortese, fratello del ras Giovanni ‘o cavallaro, uomo di fiducia dei Di lauro, ucciso a Casavatore davanti a un bar che gestiva il 27 aprile del 2015. La frase è contenuta in uno dei verbali di Luca Cortese allegati all’ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip Laura De Stefano contro boss e gregari del clan Di Lauro, della Vinella-Grassi, del clan Pesce-Marfella di Pianura e di due finanzieri corrotti. Luca Cortese spiega agli inquirenti anche il perchè di quella sua convinzione: “…mio fratello Giovanni ha invece un ruolo importante nel clan Di Lauro. La famiglia di mia cognata è imparentata con Maria Licciardi. Ritengo
quindi che né i Di Lauro né la Masseria Cardone abbiano potuto fare un sgarro del genere contro mio
fratello Ciro. Gli Amato-Pagano, a cui era affiliato  Carmine Cerrato. mio cognato, posso escluderli… Ciro è entrato a far parte del clan per intervento di Rosario Guarino che è imparentato con noi. Quando iniziò a collaborare con la giustizia  Gio Banana, mio fratello era preoccupato. Non mi parlò mai della collaborazione dei Leonardi, non ci fu occasione. Mio fratello non mi rivelò mai se la Vinella o Mennetta avesse un vero e proprio gruppo di finanzieri a disposizione… Mio fratello Ciro Cortese non mi parlò mai di Marco Di Lauro. Mio fratello Giovanni Cortese, uscito nel luglio del 2013 non so a chi facesse riferimento come capo del clan Di Lauro. … ogni traffico illecito di mio fratello Ciro Cortese, che in maggior parte faceva droga, anzi come mi spiegava mio fratello tutta la droga arrivava dagli Amato-Pagano direttamente alla Vinella e ad Antonio Mennetta. Costui poi la distribuiva a tutti gli affiliati, tra cui mio fratello a Corrado Orefice, ad Antonio De Vita e Gennro Lucarelli  che avevano la piazza nel Perrone-Berlingieri. La droga veniva gestita nella pratica da Luigi Aruta e Modestino Aruta. Mio fratello, a quanto ne so, anche perché Ciro mi scrisse, anche del suo arresto nel blitz, della sua scarcerazione e comunque del fatto che lui era sempre nelle fila della Vinella… il finanziere era in società con mio fratello, sulla piazza di droga nel Parco Acacia che gli gestiva un certo Cacaglio, al 50%. nonché facevano insieme passaggi di mano. Non so dire se i miei due fratelli, abbiano avuto di recente rapporti tra loro per il traffico di droga. Penso che Ciro abbia portato il finanziere al! ‘interno del clan, trattandosi di un vero e proprio affiliato, un soggetto appartenente al clan. Fu proprio mio fratello a fugare le mie perplessità dicendo: costui sposta Antonio Mennetta, fa traffici di droga, ha comperato le armi, so che aveva contatti con lo stesso Umberto Accurso”.

Antonio Esposito

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