Ancora un ergastolo cancellato per il boss Ciro Minichini. Sei ergastoli incassati, sei ergastoli cancellati. I difensori del reggente della cosca deiDe Luca Bossa dopo l’arresto del boss Antonio “’o sicc”, hanno ottenuto un altro successo giudiziario. Infatti i giudici della seconda sezione della Corte d’assise d’Appello hanno rivalutato “al ribasso” il suo ruolo nell’ambito dell’omicidio di Raffaele Riera, il 17enne ammazzato nel luglio 1996 dopo essere stato accusato dai vertici della cosca di aver intrattenuto una relazione extraconiugale con la donna sbagliata. Quella donna si chiamava Anna De Luca Bossa, sorella del ras scissionista e moglie dello stesso Minichini. Per quel delitto il sicario se l’è cavata con una condan- na a vent’anni di reclusione.
Come spiega Il Roma l’avvocato Giovanni Abet è riuscito a dimostrare la necessità di derubricare l’accusa di tentato omicidio ai danni di Lucio Cammarota, il giovane che si trovava in moto con Riera nel giorno dell’agguato, in lesioni gravi. E così è stato. Cammarota, infatti, fu raggiunto alla gamba da un colpo di pistola esploso da distanza ravvicinata. Insomma, chi impugnava l’arma in quel frangente non era mosso dall’intenzione di ucciderlo, ma “soltanto” di ferirlo. La difesa è inoltre riuscita a ottenere anche la prescrizione per il reato relativo al possesso di armi e il riconosci- mento delle attenuanti generiche.
Il risultato è presto detto. I giudici della seconda Corte d’assise d’Appello, con il pronunciamento emesso ieri mattina, hanno cancellato l’ergastolo incassato da Minichini nel marzo 2015, condannandolo, anche in ragione del fatto di essere reo confesso, a vent’anni di reclusione. Il ras, si trova in carcere ormai dal 2009. L’omicidio di Raffaele Riera, scriveva nel 2014 l’aggiunto della Dda Filippo Beatrice, “fu eseguito da Ciro Minichini, Ciro Spirito e Fabio Caruana, mentre Vincenzo Mazzarella e Antonio De Luca Bossa furono i mandanti di quella feroce esecuzione”.
Nella sua ascesa criminale, Minichini si è sempre distinto per essere una figura tanto efferata quanto abile sotto il profilo strategico. Salito alla ribalta per essere il cognato di Antonio De Luca Bossa, autore della sanguinaria scissione dai Sarno di Ponticelli, prese di fatto le redini della cosca dopo l’arresto del capoclan. “’O cirillino” – questo il nome con cui è conosciuto negli ambienti di mala – aveva in seguito condotto lunghe e violente battaglie contro alcune delle cosche attive su Napoli Est. Il tutto senza dimenticare di stringere invece un’alleanza con il gruppo Salzano-Cuccaro di San Giovanni a Teduccio. L’agguato ai danni di Raffaele Riera maturò all’apice di una tremenda escalation di violenza. L’esecuzione arrivò cinque mesi dopo il triplice omicidio di Salvatore Riera, del figlio Rolando e della moglie Maria Botta, avvenuto a Casoria. La strage sarebbe stata decisa e materialmente eseguita da alcuni appartenenti al clan Contini, che vollero così vendicare su Rolando Riera, reo di avere a sua volta ucciso i fratelli Andrea e Michele Equatore per vicende legate al controllo criminale del cosiddetto Connolo, al rione Sant’Alfonso. A luglio fu poi il turno del giovanissimo Raffaele, che nel frattempo aveva trovato ospitalità e protezione sotto l’ala del boss Antonio De Luca Bossa. Ma quando per il 17enne il peggio sembrava ormai alle spalle, ecco accadere l’irreparabile. Un amore sbagliato per la donna sbagliata. E arrivò anche per lui la sentenza di morte.