Mallo e le bugie ai fornitori di Caivano per non pagare la droga

Walter Mallo e  e si suoi “cattivi ragazzi” della Don Guanella erano pronti a tutto pur di scalare il più rapidamente pos- sibile le gerarchie criminali di Miano e dintorni. Il primo passo sarebbe stato quello di diventare un punto di riferimento nel traffico di sostanze stupefacenti. Motivo per il quale il clan aveva da tempo cominciato a stringere alleanze “di spessore”, su tutte quella con i Licciardi della Masseria Cardone e con alcuni giovanissimi ras del rione Traiano. Ma la concorrenza dei “Capitoni” guidati da Carlo Lo Russo, all’epoca ancora a piede libero, era un elemento di disturbo non proprio trascurabile. Gli affari della cosca decollavano infatti a fasi alterne e, come racconta Il Roma, il pressing dei creditori si stava facendo asfissiante. Ma il 26enne boss aveva già imparato a gestire con spregiudicatezza le situazioni scomode. E per tenere a bada i vecchi fornitori del Parco Verde  di Caivano sarebbe bastato ricorrere all’inganno. A innescare l’escamotage ci avrebbe pensato, seppur involontariamente, la sventagliata di mitra messa a segno dal gruppo di fuoco della Vanella Grassi ai danni della caserma dei carabinieri di Secondigliano.

Il 20 aprile, ovvero il giorno seguente il plateale gesto contro lo Stato, Walter Mallo si trova insieme agli affiliati Rudi Rizzo e Vincenzo Danise,  nella base operativa del clan, al nono piano del palazzone all’isolato 59 del rione Don Gua- nella. Mallo, ignaro di essere sotto intercettazione, informa i compagni che “stanno per arrivare quelli del Parco Verde”. Gli uomini di Caivano devono infatti riscuotere il denaro per una precedente fornitura di droga.Peccato che in quel momento le casse della cosca siano messe piuttosto male e Mallo non può quindi onorare il debito. Poco male, però. Il boss comunica ai suoi lo stratagemma per prendere tempo: durante la notte ignoti hanno sparato contro la caserma dei carabinieri di Secondigliano e pertanto, all’arrivo de- gli “esattori”, basterà dire che Mallo è stato “prelevato e trattenuto per essere interrogato”. La bugia viene creduta da quelli di Caivano che continuano a fare credito al suo gruppo, tanto che, dopo appena tre giorni, Rizzo informa i compagni di aver provveduto all’acquisto  sempre a Caivano di mille euro di “fumo, il pulito, quello olandese”. Lo spaccio riprende ma il 5 maggio arrivano gli arresti e il debito rimane.

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