E’ la storia del classico prete di frontiera, quello che conosce come si vive in mezzo alla strada e che accoglie sempre tutti nel suo gregge, i buoni e cattivi. Don Vincenzo Sansone, 76 anni di Castellammare di Stabia, ora rischia di essere incriminato per induzione alla falsa testimonianza perché avrebbe chiesto a tre donne vittime di un rapinatore seriale di ritrattare. La sua storia viene raccontata da Il Mattino in edicola. Don Vincenzo è il prete della Chiesa di Santa Maria Goretti nel quartiere Fontanelle la periferia agricola (per quello che è rimasto) al confine con Pompei e Santa Maria la Carità . “Sì, ho avvicinato le tre donne vittime di rapina che dovevano testimoniare contro Giuseppe nel processo. Non volevo condizionarle, ho solo chiesto che riflettessero bene, che fossero sicure di indicare la persona giusta. E lo rifarei, perché la mia è una missione pastorale”, ha spiegato. Il Giuseppe di cui si parla è Giuseppe Bene, 20 anni ,sotto processo a Torre Annunziata per aver commesso una serie di rapine tra Gragnano e San’Antonio Abate tra il maggio e il novembre del 2014 quando era agli arresti domiciliari. Rapine avvenute sepre con la stessa tecnica: di sera e scegliendo sempre donne sole per strada. tre di loro lo hanno riconosicuto e incastrato. Ma Don Vincenzo spiega: “Ma lui è un bravo ragazzo, anche se ha commesso qualche errore. Ha sempre negato di aver rapinato quelle donne e la sua famiglia ne è convinta. La sorella mi ha contattao e io mi sono messo alla ricerca delle tre donne. Il mio scopo era poter avvicinare queste tre donne racconta il parroco stabiese perché volevo parlare con loro. Ho semplicemente messo in atto la mia opera pastorale. In pratica ho solo fatto la mia parte di prete. Di certo non sono andato da loro per corromperle, ci mancherebbe. Ma ripeto: la mia è stata una semplice opera pastorale che rifarei”. E ora di fronte alla possibile accusa da parte della Procura di Torre Annunziata, lui risponde: “Mi possono anche denunciare, sono pronto ad affrontare la sfida. Chi agisce, rischia. E io sono pronto a rischiare per le cause che ritengo giuste. Nel caso in cui fosse colpevole, è giusto che paghi. Ma sarebbe meglio commutare la pena in affidamento ai servizi sociali, perché in carcere si marcisce soltanto. Ho chiesto innanzitutto se avessero dei dubbi sul riconoscimento di Giuseppe. Poi, se veramente fossero pronte ad accusarlo, ho detto di essere disposto anche a risarcire direttamente io i danni economici arrecati, anche perché conosco quel ragazzo e la sua famiglia da sempre, sono cresciuti in questa parrocchia”.
(nella foto don Vincenzo Sansone durante la celebrazione di una messa nella chiesa di Santa Maria Goretti a Castellammare e nel riquadro Giuseppe Bene)