A 15 giorni di distanza dal caso di Francesca Napolitano un altro caso di malasanità pone l’ospedale San Paolo di Napoli al centro dell’attenzione e delle polemiche. Un’altra morte presunta di errata diagnosi. E anche qui è scattata l’inchiesta della magistratura. La vittima si chiamava Aldo Pietropaoli, 62 anni di Cavalleggeri impiegato al Comune di Napoli. I fatti risalgono allo scorso novembre ma la denuncia è stata presentata dai familiari alla polizia solo due giorni dopo l’acquisizione della cartella clinica ovvero nel mese di gennaio e dopo gli stessi hanno affidato l’esame del diario clinico a un medico legale e uno specialista cardiologo. Dagli atti emergerebbero chiari segni di un infarto in atto non tempestivamente segnalato sebbene ci siano stati due ricoveri al pronto soccorso, avvenuti a distanza di 15 giorni l’uno dell’altro. La vedova ha raccontato la sua storia al Mattino oggi in edicola. “È il 5 novembre 2015 e mio marito -racconta la vedova Anna Decimo – accusa un forte dolore al torace accompagnato da qualche linea di febbre. Alle 12.40 lo accompagno al pronto soccorso del San Paolo. Qui gli vengono praticati un prelievo e un elettrocardiogramma e somministrati antibiotici in quanto c’era la febbre. Ci viene detto che gli esami sono negativi anche se poi nella cartella clinica che abbiamo richiesto non senza difficoltà, di questo primo Ecg non c’è traccia ma gli enzimi (che segnalano un possibile infarto in atto) erano alterati”. Alle 14.24 del 5 novembre il paziente viene dimesso con prescrizione di un antibiotico generico contro le infezioni per 7 giorni e diagnosi di “febbre ed epigastralgia”. “Una quindicina di giorni dopo,-spiega sempre la vedova- e precisamente alle 22.38 del 22 novembre 2015 mio marito accusa nuovamente un fortissimo dolore allo stomaco e al torace. Al Pronto Soccorso dell’Ospedale San Paolo viene riscontrata una pressione arteriosa molto alta con la somministrazione di farmaci per la pressione. Successivamente, all’una di notte viene ricoverato presso l’Osservazione medica e, dopo aver effettuato una serie di esami, tra i quali l’elettrocardiogramma, viene dimesso alle ore 13.30 del 23 novembre con diagnosi di epigastralgia da ernia iatale. Nel corso della notte mio marito era stato trattenuto in quanto il medico di guardia aveva riferito ai miei cognati che gli enzimi rilevati, attraverso gli esami ematochimici, erano risultati alti e pertanto si prospettava l’esigenza di effettuare un Ecocardiogramma. In seguito, intorno alle ore 6.30 mio marito mi telefona dal Pronto Soccorso, comunicandomi che i medici avevano deciso di non effettuare l’ecocardiogramma e che hanno invece optato per una gastroscopia”. Secondo i medici si tratta di una ernia iatale (dell’esofago) e prescrivono una terapia a base di tachipina. Ma il 26 novembre 2015 la situazione precipita. Alle 2 di notte Aldo avverte un nuovo dolore insopportabile ma non vuole più andare in ospedale. Alle 6 del mattino la moglie però chiama il 118: quando arrivano i soccorsi il paziente è già in arresto cardiaco. Quando esala l’ultimo respiro l’orologio segna le 6,28. “C’è la rabbia per una morte evitabile che mi hanno indotto alla denuncia. Non chiedo soldi ma di fare chiarezza anche sul comportamento tenuto quando ho chiesto la cartella clinica”, ha spiegato la donna. E ora sarà una nuova inchiesta della magistratura a fare chiarezza su un altro pressunto caso di malasanità all’ospedale san Paolo di Napoli.