Suquestrato in Calabria l’impero di Annunziata. L’imprenditore di San Giuseppe Vesuviano era il prestanome del boss Piromalli

Assestato un duro colpo al patrimonio di un impreditore contiguo alla cosca di ‘Ndrangheta “Piromalli”, operante sul territorio della provincia di Reggio Calabria. La Guardia di finanza ha sequestrato beni per circa 215 milioni di euro riconducibili all’imprenditore Alfonso Annunziata, indicato come “punto di riferimento fondamentale” per le attivita’ economiche del clan “Piromalli”. Il provvedimento di sequestro, emesso dalla Sezione Misure di prevenzione del Tribunale di Reggio Calabria, e’ stato eseguito dalle Fiamme Gialle del locale Comando provinciale, del Nucleo Speciale Polizia Valutaria e dello Scico di Roma, in Calabria e in Campania. Sotto sequestro sono finite 6 imprese, 85 unita’ immobiliari, 42 rapporti finanziari personali e aziendali nonche’ denaro contante per quasi 700 mila euro, il tutto per un valore stimato pari a circa 215 milioni di euro. C’è anche il più grande parco commerciale della Calabria tra i beni sequestrati stamani dalla Guardia di Finanza ad un imprenditore ritenuto contiguo alla cosca Piromalli di Gioia Tauro e ritenuto il “cuore imprenditoriale” della cosca stessa. Si tratta del Parco “Annunziata” dell’imprenditore Alfonso Annunziata, di San Giuseppe Vesuviano ma trasferitosi a Gioia Tauro alla fine degli anni ’80. Il centro era già stato sequestrato nel marzo dello scorso anno nell’operazione “Bucefalo” condotta contro la cosca Piromalli. Allora si trattava di un sequestro penale, mentre in questo caso il provvedimento – emesso dal Tribunale di Reggio Calabria su richiesta della Procura della Repubblica – rientra tra le misure di prevenzione. L’attività è attualmente in amministrazione giudiziaria e, secondo gli investigatori, è “un esempio virtuoso nella gestione dei beni sequestrati”. In occasione dell’operazione “Bucefalo”, Annunziata è stato arrestato per associazione mafiosa. Il processo che lo vede imputato si sta celebrando davanti ai giudici del Tribunale di Palmi. Secondo quanto aveva scritto il gip di REGGIO CALABRIA nell’ordinanza di custodia cautelare, Annunziata “non è un imprenditore vittima, non è stato e non è costretto a favorire la cosca Piromalli. Al contrario, è un soggetto storicamente legato ai componenti di vertice della famiglia ed è, dunque, un soggetto intraneo che si presta da oltre 20 anni volontariamente e consapevolmente al perseguimento degli scopi imprenditoriali ed economici della cosca. Annunziata, in definitiva, è da ritenere partecipe della cosca Piromalli, rappresentandone il ‘cuore imprenditoriale'”. L’esistenza di un indissolubile rapporto di cointeressenza economico-criminale tra Annunziata ed i Piromalli, che risalirebbe sin dalla prima metà degli anni ’80, secondo l’accusa, avrebbe trovato riscontro nelle dichiarazioni di diversi collaboratori di giustizia oltre che nelle indagini, svolte anche mediante intercettazioni telefoniche e ambientali. Significa in tal senso, per gli investigatori, è una conversazione in cui Annunziata, parlando in auto con la moglie mentre transita davanti a un terreno in cui si trova una villa di proprietà dei Piromalli, racconta di quando si era più volte recato a trovare “Peppe il vecchio”, il boss Giuseppe Piromalli, quando quest’ultimo all’epoca latitante – era ricercato nel luglio 1979 ed è stato arrestato nel 1984 – si trovava in una baracca a giocare a carte con altri amici.


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