Manca solo la salma del comandante Giulio Oliviero all’appello. Si spera che oggi le condizioni meteo consentano altre immersioni ai sommozzatori del cacciamine Gaeta della Marina Militare italiana per completare l’opera di recupero delle vittime del peschereccio Rosinella di Ercolano affondato in circostanze misteriose un mese fa nelle acque del mare al largo di Gaeta. Recuperati e identificati i corpi dei due marinai tunisini, Khalifa e Saifeddine Sassi, padre e figlio, che ieri mattina sono stati identificati a Gaeta da Chams Sassi, figlio di Khalifa, accompagnato da un pescatore tunisino e dal legale delle famiglie delle vittime, Antonio Crisci.Ora si cerca ora il capitano Oliviero. Khalifa,era stato trovato aggrovigliato in una rete in prossimità della poppa mentreil figlio Saifeddine, a circa 50 metri dal motopeschereccio. Ieri l’operazione di recupero anche del corpo del comandante si è arrestata in corso d’opera a causa di un guasto del Rov e del peggioramento delle condizioni meteo marine. L’avvocato Antonio Crisci ha precisato che “dalle ispezioni ho potuto constatare che le mura del peschereccio sono integre e questo escluderebbe lo speronamento, tuttavia resta viva l’ipotesi che il peschereccio sia stato tirato giù violentemente. Dobbiamo capire da cosa. Per quanto concerne le condizioni dell’archetto, non è stato possibile analizzarle a causa della poca visibilità”. La moglie del comandante, Rosa Oliviero, che ieri era a Gaeta con la cognata e il cugino omonimo del marito, Giulio Oliviero è rimasta fino a tarda sera con i suoi parenti nella capitaneria di Gaeta. “Non andiamo via – ha spiegato – finché non sapremo con certezza la data della ripresa delle operazioni e quella del recupero del natante. La Regione Campania ci ha assicurato il finanziamento delle operazioni per tirarla su. Vogliamo la verità su ciò che è accaduto”.