L’inchiesta sulla strage delle Fontanelle alla Sanità non è chiusa. Mancano ancora tre persone all’appello della Dda napoletana. Sono quelli che hanno aiutato i quattro arrestati di tre notti fa: ovvero i presunti mandanti, Antonio Genidoni e Addolorata Spina, l’istigatrice morale, Vincenza Esposito, il presunto assassino, Emanuele Esposto. Uno dei tre è stato già individuato dagli uomini della Squadra Mobile di Napoli ed è indagato. È un pregiudicato non della Sanità ma molto legato agli Esposito e in particolare al ras Pietro, ammazzato in un agguato di camorra nel novembre del 2015. Gli investigatori dopo la convalida degli arresti stanno cominciando a rileggere con calma tutte le intercettazioni telefoniche ed ambientali che hanno permesso in venti giorni di ricostruire tutto lo scenario di morte che si è chiuso, almeno si spera, sabato scorso con la vendetta trasversale ai danni di Esposito, ritenuto appunto il killer del clan Esposito e al quale gli sono stati ammazzati il padre Giuseppe e il fratello Filippo. Le microspie piazzate nella casa di Milano di Antonio Genidoni è stata la mossa vincente per riuscire ad ottenere il risultato sperato. Lo Stato ha fatto sentire tutto il suo peso in una sola notte. L’ultima telefonata intercettata dalle forze dell’ordine era di 24 ore prima della firma del decreto di fermo. Poi una intera notte a scrivere il provvedimento ed in- fine la retata. Quattro arresti ma il cerchio non è affatto chiuso. Le forze dell’ordine, e lo scrivono a chiare lettere anche nei capi di imputazione che ci sono altri componenti del gruppo di fuoco che hanno partecipato con diversi ruoli all’azione di morte avvenuta proprio nel quartiere generale del clan Vastarella, a pochissimi passi dalla loro casa.