Uccisero il cognato dei Misso: i due killer “si risparmiano” l’ergastolo

Avevano ucciso Graziano Borrelli, genero del boss della sanità, Giuseppe Misso, ma si sono “risparmiati” l’ergastolo al quale già erano stati condannati in primo grado grazie alla bravura dei loro avvocati difensori. La Corte d’Assise d’Appello ha infatti condannato a “soli” 20 anni di carcere Ferdinando Schlemmer e Raffaele Riccio. I due insieme con altri complici tra cui i due pentiti Gennaro Panzuto e Salvatore Torino avevano ucciso Graziano Borrelli il 23 febbraio 2006 all’interno di un circolo ricreativo di via Gabella. L’omicidio maturò nella faida interna al clan Misso con gli scissionisti del disciolto clan Torino al quale erano appunto legati i due imputati.In primo grado con il rito abbreviato avevano ricevuto il massimo della pena perché incastrati dalle dichiarazioni degli ex amici pentiti e poi loro stessi avevano confessato l’omicidio per ottenere uno sconto di pena che non arrivò. E’ arrivato invece nel processo di secondo grado perché gli avvocati difensori, i penalisti Roberto Saccomanno e Mario Bruno per Riccio, Carlo Ercolino per Schlemmer, hanno depositato in Corte d’Assise d’Appello la sentenza delle Sezioni Unite della Corte di Cassazione che nel 2012 ha scritto che chiunque venga condannato a meno di cinque anni per un reato in continuazione con un’altra pena non può essere condannato all’ergastolo se scegli l’abbreviato, pur senza l’isolamento diurno. Ed era proprio il caso di Riccio e Schlemmer. I difensori leggendo la sentenza di primo grado hanno dimostrato che i due erano stati condannati all’ergastolo senza isolamento, con una pena in continuazione per armi inferiore ai 5 anni, e questo non era possibile. Avrebbero in pratica dovuto avere trent’anni di carcere. E così è stato. Anche il pg aveva chiesto per loro l’abbassamento della pena e poi i due hanno confessato e per questo hanno anche avuto le attenuanti generiche e la condanna è stata di venti anni di reclusione.


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