Lui quel giorno non era in casa, tutto ciò che sa della morte del piccolo Antonio Giglio è quanto gli ha riferito la sorella, che era in casa e secondo cui nel tragico incidente sarebbe coinvolta Marianna Fabozzi, sua compagna e madre del bimbo. Questa la versione fornita da Raimondo Caputo ai pm della Procura di Napoli, che stanno indagando sulla morte di Antonio Giglio, avvenuta il 27 aprile 2013 in circostanze analoghe a quella di Fortuna Loffredo, avvenuta poco più di un anno dopo nello stesso palazzo del Parco Verde di Caivano. Caputo, difeso dall’avvocato Paolino Bonavita, è stato ascoltato oltre un’ora dai pm nel carcere di Poggioreale, dove è detenuto in quanto presunto omicida della piccola Fortuna. Sulla morte di Antonio Giglio ha poco da raccontare in quanto, ha ribadito, quel giorno lui non era nella casa della madre di Marianna Fabozzi, la sua compagna in carcere perché avrebbe coperto le violenze sessuali di Caputo nei confronti delle sue figlie. In quella casa, il 27 aprile 2013, c’era la sorella di Caputo e secondo la sua versione sarebbe stata proprio Fabozzi a far cadere il bambino. L’interrogatorio è stato anticipato al mattino perché nel pomeriggio Caputo, così come Marianna Fabozzi, saranno al Tribunale di Napoli Nord ad Aversa (Caserta) dove si svolgerà l’incidente probatorio nel corso del quale i magistrati ascolteranno una bimba 13enne che abita nel Parco Verde di Caivano e alla quale una delle figlie di Fabozzi, secondo la ricostruzione delle indagini della Procura di Napoli Nord, avrebbe confessato di sapere chi era stato a uccidere la piccola Fortuna Loffredo, facendo proprio il nome di Raimondo Caputo.
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