La nuova faida di camorra: “l’erede al trono degli Spagnoli” con il nome della famiglia tatuato sul petto

Domenico, l’erede al trono degli “Spagnoli” compirà 16 anni tra qualche mese. eppure già da qualche anno nonostante la sua giovanissima età viaggiava sempre, come mostrano le foto sui profili facebook (chiusi da ieri pomeriggio), in compagnia di un guardaspalle sicuro: Raffaele Mauriello. I due sono usciti quasi indenni dalla sparatoria di ieri pomeriggio in via Giulio Cesare a Melito dove hanno perso la vita Alessandro Laperuta, 32enne originario di Afragola, e Mohammed Nouvo, 30 anni e originario della Tunisia, entrambi secondo gli inquirenti legati al gruppo degli Amato-Pagano. Domenico, che si trova ricoverato all’ospedale Cardarelli di Napoli dove ieri sera gli è stato estratto il proiettile che lo aveva centrato allo stomaco, è il figlio del defunto boss Pietro Amato e nipote di Raffaele ‘o lello capo capoclan insieme con Cesare Pagano “cesarino” a sua volta zio del ragazzo. Secondo gli investigatori Domenico appartiene alla generazione delle nuove leve della famiglia malavitosa che controlla il traffico di droga nell’area a Nord di Napoli, in quella Melito diventato la nuova Eldorado dei pusher dove dalla Spagna contiua ad arrivare droga a fiumi grazie appunto al clan Amato-Pagano che in terra Iberica hanno stabilito negli anni contatti importantissimi e hanno riciclato in strutture alberghiere e resort di lusso gli ingenti profitti del traffico di droga. Domenico e il suo guardaspalle Raffaele Mauriello frequentavano molto la Spagna. Un percorso obbligato il suo all’interno della famiglia con il nome “Amato” tatuato in corsivo e a caratteri cubitali sul petto e sull’avambraccio sinistro (come mostra la foto in cui versa champagne a bordo piscina insieme con il guardaspalle Raffaele Mauriello) e con una pistola (immancabile come simbolo delle nuove generazioni di camorra) tatuata sull’anca. Gli investigatori aspettano che si riprenda per interrogarlo e nel frattempo è stato sottoposto all’esame dell stube per capire se ha sparato ieri all’interno della casa di Via Giulio Cesare a Melito. Discorso analogo per Raffaele Mauriello che è stato interrogato ieri a lungo ma che ha continuato a ribadire di essersi ferito (aveva escoriazioni ed ecchimosi) cadendo dalla moto. Un fatto realmente avvenuto nella fuga ma probabilmente omette di dire che stava trasportando il suo “capo” ferito in ospedale, poi trasportato da un’ auto di rinforzo arrivata dopo l’incidente. Raffaele Mauriello è il figlio di Ciro (in carcere da novembre del 2013) uno dei boss della prima ora degli “scissionisti” Amato-Pagano nella guerra contro i Di Lauro e uno degli autori materiali del duplice omicidio del 28 ottobre 2004 in cui furono uccisi Fulvio Montanino e Claudio Salierno e che diede inizio alla prima faida di Scampia. Meno di venti giorno dopo ci fu la orribile vendetta. Dentro in auto in via Cupa Perillo a Scampia furono trovati i corpi crivellati di proiettili di Stefano Mauriello, 31 anni (figlio di Ciro e fratello di Raffaele)e  Stefano e Mario Maisto, cugini di 22 e 31 anni. Stefano Mauriello fu trovato incaprettato, alla maniera delle vittime di mafia, nel bagagliaio della macchina. L’altro Stefano e Mario sul sedile posteriore. Uno sull’altro, Mario era coperto da un cellophane.


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