Raffaele Stefanelli. uno dei pentiti del clan dei “fraullella”, i D’Amico del rione Conocal a Ponticelli sgominato la scorsa settimana con il blitz che ha portato in carcere 89 tra boss e affiliati della cosca, ha parlato anche di alcuni omicidi commessi dalla cosca. In modo particolare quello di Raffaele Canfora ucciso nel marzo del 2015. “…ho conosciuto Raffaele Canfora come fornitore di droga dei D’Amico e progressivamente iniziai a mia volta ad acquistare lo stupefacente da lui. Nel tempo ci sono stati degli screzi, prima per la cattiva qualità i una partita di cocaina che lui aveva venduto a Raffaele il marito della sorella di Chernobyl, ossia Carmela vicenda per la quale ci fu una discussione a casa di Nunzia D’Amico. Dopo questo problema interrompemmo momentaneamente i rapporti per poi riprenderli. Solo che ci fu un secondo problema, sempre di cattiva qualità della droga che aveva fornito, questo volta a Giacomo D’Amico. Decidemmo allora di truffarlo io e Giacomo D’Amico, acquistando otto chili di fumo per non pagarli, ma so che il fratello Alessandro aveva legami con Pitirollo di Secondigliano. Peraltro mi risulta per averlo saputo da Anna Sarpa e Nunzia D’amico che già Alessandro Canfora in passato avesse un problema con Giuseppe D’Amico, sempre per una cattiva qualità dello stupefacente. Mi furono consegnati otto chili di fumo che ritirai insieme ad Anna Sarpa e che avremmo dovuto pagare 12.500 euro.Quando Canfora iniziò a contattarci sono iniziate le vicende che hanno condotto all’omicidio. Solo una volta tornato a casa con la macchina dissi a mio padre di aver litigato con questa persona e di averla uccisa. Dissi a mio cognato di andare a portare la macchina lontano col cadavere dentro e solo dopo ho saputo che loro avevano anche sep- pellito il cadavere”. In precedenza lo stesso Stefanelli prima di pentirsi parla con un suo compagno di cella aveva spiegato “E’ morto, lo schiattai io. Mi venne a muso corto, mi diede una spinta, appena mi ripresi, lo minacciai, nel buio, me lo tiravo con gli occhiali, così uno davanti e un altro dietro che lo picchiava e appena fece la errore di togliersi: ‘bum, bum’, lo stonai”. Stefanelli non sapeva che quelle conversazioni erano intercettate. E lo scorso 30 giugno arrivò l’ordinanza di custodia cautelare per lui e per i quattro complici. Canfora era stato attirato, con un tranello, all’interno del Rione Conocal di Ponticelli, con la prospettiva di ottenere il denaro promesso. Fu poi condotto in un luogo appartato in contrada Patacca di Ercolano dove, resosi conto della trappola, aveva tentato una fuga disperata interrotta da alcuni colpi d’arma da fuoco che lo ferirono al torace. In gravi condizioni era stato poi ricaricato sull’auto dei due aggressori, uno dei quali minorenne, alla ricerca di un posto dove scaricare il corpo. Durante il tragitto, Canfora era morto per le gravi ferite riportate. Il cadavere di Canfora fu ritrovato il 19 aprile in una zona di campagna del casertano, semisepolto, dopo essere stato straziato da alcuni animali selvatici. L’auto della vittima era stata, invece, incendiata in una campagna di Acerra dove era stata ritrovata due giorni dopo l’omicidio.