“Dobbiamo uccidere Petrone. Prima che lui uccida noi”. Si esprimeva così, con un tono di voce deciso, il 23enne di Pianura Salvatore Lazzaro detto “Lulù”, figlio di Gaetano, ras dell’area flegrea che da tempo si pensa sia fuori dai giochi. Lulù per questa sua frase intercettata dai carabinieri ma anche per detenzione di arma da fuoco e danneggiamento alla pizzeria “Sciuscià”, le cui vetrine sono state sforacchiate durante la “stesa” con sparatoria in viale Traiano del 14 luglio scorso, resta in carcere. Il suo fermo è stato convalidato dal gip ieri mattina e con lui c’è anche Emanuele Manauro, soprannominato ’o leon mentre risultano irreperibili altri due componenti del gruppo di fuoco degli “scissionisti” del clan Puccinelli-Petrone: si tratta di Gennaro Cozzolino e Salvatore Basile detto “Cozzca nera”. Secondo quanto scrive Il Roma in edicola il gruppo di fuoco voleva uccidere Francesco Petrone detto “’o nano ’e stracetta”. Il gruppetto di “scissionisti”, con base a Pianura pur non abitando tutti nel quartiere, girava armato. Nella conversazione intercettata un parente di Lulù Lazzaro gli raccomanda di essere prudente: “È meglio che non giriate armati, rischiate l’arresto”. Ma “Lulù” avrebbe risposto che i nemici rappresentavano un pericolo e di conseguenza bisognava essere preparati. Nell’intercettazione si sentirebbe una mitraglietta “scarrellare” , forse una Uzi, mai però trovata. La stessa, sospettano i carabinieri del Nucleo investigativo del comando provinciale, che potrebbe essere stata utilizzata il 14 luglio scorso in occasione della “stesa” in viale Traiano. I contrasti tra i due gruppi originari e con base nel rione Traiano sarebbero scoppiati a maggio scorso per vicende relative alle nu- merose piazze di spaccio della zona, diventata la seconda Scampia per i traffici di sostanze stupefacente. Come nell’area nord di Napoli, i prezzi bassi e la quantità di droga smerciata stanno attirando clienti da tutta la città e così è aumentato il volume d’affari. La zona di viale Traiano in cui si è verificata la “stesa” è vicina al luogo del sequestro dell’arsenale, fucili e pistole, al clan Sorianiello. Gli investigatori ritengono che con il fermo dell’ala militare del gruppi dei “Lazzari” si sia per il momento arginata la nuova faida di camorra nella zona tra Pianura e il Rione Traiano.