La Dia: ecco l’esercito della camorra in provincia di Napoli, 65 clan e oltre 3000 affiliati

E’ un quadro allarmante rispetto al fenomeno camorra a napoli e provincia quello che emerge dalla relazione del ministero dell’Interno sulle attività e risultati della Dia in Campania. Tra Napoli e provincia sono ben 115 i clan attivi di cui 50 si dividono il Capoluogo e 65 sono molto attivi nell’hinterland. Una situazione più che drammatica se si pensa alle migliaia di persone che gravitano intorno alle varie cosche. Sarebbe impossi- bile fare un calcolo preciso del numero di affiliati presenti tra Napoli e la provincia ma si tratta di un vero e proprio esercito. Calcolando, infatti, che ogni clan può contare in media su una cinquantina di persone che hanno un ruolo attivo all’interno della cosca ecco che, in tutto la provincia, sarebbero presenti almeno cinquemila persone che gravitano nelle orbite camorristiche. Un vero e proprio esercito di boss, ras, affiliati, pusher, pali e killer. Come ricostruito da Il Roma il ministero dell’Interno ha diviso la provincia in tre grandi aree: versante occidentale, versante occidentale e versante meridionale. Ben 65 clan attivi sul territorio che spesso si alleano tra di loro per espandere il proprio potere ovvero sono in guerra per il controllo degli affari illeciti.

La situazione più incandescente si ha nell’area a nord di Napoli che comprende i comuni di: Acerra, Afragola, Arzano Casavatore, Caivano, Cardito, Casalnuovo, Casandrino, Casavatore, Casoria, Crispano, Frattamaggiore, Frattaminore,Giugliano, Grumo Nevano, Marano, Melito, Mugnano, Qualiano, Sant’Antimo, Villaricca e Nola. In questa parte della provincia la gestione dei traffici di stupefacenti rappresenta la primaria fonte di finanziamento per le organizzazioni e la causa di costanti frizioni tra clan locali, alcuni dei quali fortemente compromessi dall’esecuzione di provvedimenti cautelari emessi anche grazie al crescente numero di collaboratori di giustizia che hanno svelato strategie e dinamiche interne ai sodalizi. Ad Arzano è operativo un gruppo criminale con base nel “rione 167” collegato al clan Amato- Pagano, sodalizio quest’ultimo che nel 2011 dopo i violenti scontri con i Di Lauro ed i gruppi ad essi collegati avrebbe spostato il centro dei suoi interessi criminali dalle zone di Secondigliano e Scampia verso i comuni limitrofi di Mugnano, Melito, Casavatore e Arzano. Ad Afragola sono presenti una costellazione di piccoli gruppi che in precedenza facevano capo a quello che una volta era denominato clan Moccia. Le cosche presenti a Sant’Antimo (Verde, Puca, Ranuci, Petito, D’Agostino-Silvestre), a Casandrino (Marrazzo), e a Grumo Nevano sarebbero prive di elementi di vertice in quanto detenuti, e sarebbero attualmente rette da personaggi di secondo piano. Il gruppo Mallar- do di Giugliano in Campania estende la propria influenza economica anche in altre Regioni oltre al comune di origine. Occupa, infatti un ruolo di primo piano negli equilibri cri- minali dell’intera Regione per i rapporti di alleanza con i clan del casertano (Casalesi), di Napoli (Licciardi, Contini) e della sua stessa provincia (Polverino, Nuvoletta). Il sodalizio, sebbene sia stato a più riprese indebolito militarmente dall’azione di contrasto della magistratura continua a caratterizzarsi per l’elevato potere economico acquisito anche attraverso una diversificazione e delocalizzazione degli investimenti.

Ad Acerra oltre ai De Falco, operano i Di Buono che controllano a loro volta la zona centrale di corso Vittorio Emanuele II. I gruppi Avventurano e Tedesco, noto come “i Pintonio” controllano a loro volta il cosiddetto rione Madonnelle.

A Casalnuovo e a Volla sono presenti, nonostante la detenzione dei reggenti i Veneruso- Rea, Galucci e i Piscopo.

A Marano di Napoli, dove predominano i Nuvoletta e i Polverino, legati ai Casalesi, si era registrato all’inizio del 2015 un tentativo di espugnazione della gestione del traffico di sostanze stupefacenti da parte di un gruppo capeggiato dal referente degli Amato-Pagano in quella zo- na. Questo non sembra tuttavia aver scalfito il potere dei due sodalizi, in particolare dei Nuvoletta, un esponente dei quali è stato arrestato in Spagna, a Marbella, nel mese di novembre, in quanto ricercato per associazione finalizzata al traffico internazionale di stupefacenti. Le inve- stigazioni alla base del provvedimento hanno ulteriormente confermato il ruolo strategico in Europa dei sodalizi maranesi nelle importazioni dell’hashish dal Marocco in gradi di tessere una fitta rete di rapporti con organizzazioni criminali estere nella fattispecie con gruppo magrebini, utilizzando come canali di importazione la Spagna, l’Olanda. circostanza precisa: l’affare dei business principale e in alcuni casi unico della camorra di Secondigliano, Scampia e comuni confinanti, è così elevato da giustificare qualsiasi guerra. È successo quando gli “scissionisti” Amato- Pagano si staccarono dai Di Lauro proprio per questo motivo c’è il rischio, in piccolo fatte le debite proporzioni, che accada di nuovo a Melito e dintorni. Perché, spiegano gli investigatori, chi può escludere che un conflitto interno possa allargarsi ad altri clan? Basta chiedere aiuto a degli amici contro i nemici, i quali a loro volta per difendersi si alleano con altri e via Le forze dell’ordine, quando hanno scoperto che gli Amato e i Pagano armamenti, sono considerati molto potenti e in grado di scatenare offensive protratte nel tempo. Ma ciò non toglie che l’allarme rosso sia scattato ugualmente per le tensioni interne alla malavita di Melito. Dopo l’omicidio di Luigi Di Rupo e ancora oggi la si- tuazione viene monitorata con grande attenzione. E se da qualche settimana non avvengono episodi riconducibili ai contrasti tra i due gruppi, nessun investigatore pensa di potersi rilassare. Melito, Mugnano e Marano sono comuni in cui storicamente, oltre agli Amato e ai Pagano, hanno avuto e hanno tuttora influenza i Nuvoletta e i Polverino: Gruppi di malavita organizzata che da decenni non sono stati cancellati dalle mappe di camorra e probabilmente mai lo saranno. Ecco perché l’area è ritenuta a rischio. E le tre faide appena passate lo dimostrano ampiamente. Lo dimostrano i morti ammazzati che ancora non hanno colpevoli e che forse non ne avranno mai.

Le aggregazioni camorriste che operano sul territorio flegreo, in particolare il gruppo Longobardi-Beneduce, sono state oggetto di diversi provvedimenti cautelari, eseguito nel mese di ottobre 2015 e connessi a episodi di estorsione. Tali misure si aggiungono ad analoghi provvedimenti che a partite dal 2009 hanno riguardato i clan locali. Quest’ultimi, sebbene, intaccati negli assetti criminali, non hanno tuttavia rinunciato ad esercitare una costante pres- sione estorsiva sul territorio. A Pozzuoli e Quarto, a causa della permanenza in carcere dei capi, avevano assunto una posizione di rilievo gli esponenti dell’ala quartese del clan Longobardi-Beneduce, la cui influenza è stata ridimensionata dopo la scarcerazione nel 2013 dei nipoti del capo del gruppo Beneduce. A Bacoli e Monte di Procida è presente la famiglia Pariante dedita in prevalenza alle estorsioni che fa capo al figlio del vecchio capo clan dissociatosi dalla scelta collaborativa compiuta negli scorsi dal padre.

Nella provincia orientale è presente il clan Fabbrocino, originario di San Gennaro Vesuviano, altro sodalizio camorristico particolarmente proiettato verso il reinvestimento di capitali illeciti in attività imprenditoriali. Il gruppo all’interno del quale si conferma la leadership del figlio del capo clan è stato oggetto di diversi provvedimenti cautelari, conseguenti ad attività investigative che hanno fatto luce tra l’altro, sugli interessi economici del sodalizio nel settore florovivaistico e del calcestruzzo. In quest’ultimo ambito la famiglia Fabborcino avrebbe imposto la fornitura di calcestruzzo nelle zone di influenza a prezzi maggiorati. A Poggiomarino e Striano a causa del prolungato stato di detenzione del capo del clan Giugliano la reggenza dell’organizzazione sarebbe stata affidata alla moglie, che si avvarrebbe di collaboratori già legati al marito così la relazione della Dia che analizza il fenomeno camorristico città per città. Per Somma Vesuviana si conferma l’infiltrazione dei clan napoletani Cuccaro di Barra e Rinaldi di San Giovanni a Teduccio. A Pomigliano d’Arco un’operazione del mese di novembre 2015 ha confermato l’operatività del gruppo Foria nonostante il sodalizio sia stato più volte colpito da inchieste giudiziarie. Per quanto concerne gli altri gruppi locali la Dia non rileva modifiche rispetto all’inizio del 2015.

A sud di Napoli nei comuni di Portici, Ercolano, San Sebastiano al Vesuvio, San Giorgio a Cremano, Torre del Greco, Torre Annunziata, Boscoreale, Boscotrecase, Pompei, Castellammare di Stabia, Sant’Antonio abate, Pimonte, Agerola e Penisola Sorrentina si assiste al per- durare di una diffusa conflittualità tra clan rivali, connessa alla gestione delle estorsioni e del traffico di sostanze stupefacenti. A San Giorgio a Cremano si conferma la presenza dei gruppi Abate e Troia e di un’organizzazione espressione del clan Mazzarella. A Portici, nel mese di ottobre, il reggente del clan Vollaro è tato raggiunto da un decreto di ferma della Dia di Napoli perché indiziato in diversi episodi di estorsione in danno ad imprese impegnate in opere edilizie sul territorio comunale: l’indagine confer- ma l’attuale operatività del sodalizio, dedito al traffico di sostanze stupefacenti, alle scommesse clandestine e all’usura. Ad Ercolano la gestione criminale del territorio è storicamente contesa tra i due cartelli Ascione-Papale e Birra Iacomino, nel tempo fortemente ridimensionati da numerose operazioni di polizia. A Torre del Greco continuano a registrarsi episodi estorsivi in danno ad imprenditori ed esercenti commerciali sebbene il clan Falanga si stato nel tempo oggetto di un’incisiva azione repressiva. A Torre Annunziata nonostante l’assenza di una direzione unitaria si segnala la presenza della famiglia Gionta attiva nelle estorsioni e nei traffici di sostanze stupefacenti. Lo stato di tensione nel territorio in questione è sfociato nel tentato omicidio della sorella del capo clan nonché mare di un altro elemento di spicco che aveva assunto un ruolo di vertice. L’episodio si è verificato il 18 luglio del 2015 ad opera di alcune donne della stessa famiglia Gionta. Il clan in parole risulta inoltre essere legato al gruppo Chierchia, con il quale condivide vari interessi illeciti e la rivalità con il sodalizio Gallo-Limelli-Vangone. Sempre a Torre annunziata si segnala l’operatività del gruppo Tamarisco dedito ai traffici di stupefacenti e armi, con l’appoggio del clan Cesarano di Pompei. Il sodalizio Gallo-Limelli Vangone gestirebbe invece il traffico di sostanze stupefacenti a Boscoreale dove è comunque attivo il clan Aquino-Annunziata. A Castellammare di Stabia le attività illecite del gruppo D’Alessandro sarebbero dirette da familiari del capo clan e come per il sodalizio Gionta un ruolo di primo piano è riconosciuto alle donne. collegato al clan D’Alessandro è il sodalizio Imparato del rione Savorito, dove gestisce lo spaccio di stupefacenti mentre perdura la conflittualità tra i D’Alessandro e la famiglia Di Somma del quartieri di Santa Caterina. Altro gruppo presente a Castellammare di Stabia nonché a Pompei e Scafati è il clan Cesarano. A Sant’Antonio Abate e Santa Maria la Carità invece gli affari illeciti sono gestiti dal clan Esposito vicini ai D’Alessandro e per la parte di Santa Maria la Carità confinante con Castellammare dal clan Cesarano. Sui Monti Lattari infine c’è il gruppo degli Afeltra-Di Martino specializzato nella coltivazione della canapa indiana e della marijuana in quantità industriale.

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