Il baby boss Gallo incassa 29 anni di carcere per il duplice omicidio dei fratelli Scognamiglio

 Il baby boss Andrea Gallo, 24 anni, fratello del più noto Peppe ‘o pazzo, ha evitato la condanna all’ergasto. Difeso dall’avvocato Riccardo Ferone, è stato condananto a 29 anni di carcere per il massacro dei due fratelli Giovanni e Roberto Scognamiglio, uccisi nella loro villetta di Pompei il 31 maggio del 2014. La difesa ha dimostrato che il delitto non era premeditato e che avvenne al termine di una discussione tra i tre nel corso della quale  comparvero le armi. Il giovane Andrea Gallo si difese e uccise i due fratelli.  Il vero obiettivo, del raid punitivo era Giovanni Scognamiglio. Il 23enne, fratello di Peppe, quella tragica sera bussò alla porta delle due vittime, che lo fecero entrare senza problemi. Poi, l’inizio di una discussione, degenerata in pochi minuti in una violenta lite, finita con una raffica di colpi di pistola.
Andrea avrebbe esploso l’intero caricatore verso Giovanni. Così Roberto, per difendere suo fratello avrebbe risposto al fuoco, ferendo a sua volta il presunto killer. Poi il silenzio: il 23enne scappò via, lasciando le vittime in una pozza di sangue. Si recò a casa della sorella Michela e poi sarebbe andato in ospedale in gravi condizioni. Lì la donna avrebbe minacciato i medici per farsi consegnare il proiettile, che infatti non è mai stato trovato. La donna finì in carcere per minacce. Andrea venne fermato dai poliziotti il 1 giugno, quando era ricoverato in coma farmacologico.
Il 3 giugno il Tribunale di Torre Annunziata convalidò il suo arresto. A dicembre il caso fu affidato alla Dda di Napoli, che chiese al gip l’arresto di Gallo per duplice omicidio aggravato dall’articolo 7. La difesa presentò un ricorso prima al Riesame e poi in Cassazione.  Ieri è arrivata la sentenza di primo grado.Ad aprile scorso Gallo già aveva incassato una importante sentenza favorevole da parte del  gip del Tribunale di Napoli Vincenzo Alabiso durante il processo con rito abbreviato che lo vedeva imputato insieme con i suoi presunti complici Agostino Carbone e Fabio Carpentieri con l’accusa di associazione mafiosa. Tutti assolti “per non aver commesso il fatto”. . Contro i tre assolti c’erano state le dichiarazioni dei pentiti Gennaro Colantuomo e lo stabiese Luigi Cusma.


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