Marano, ucciso perché tradì il boss Polverino: annullata la misura cautelare per D’Alterio

Colpo di scena in Cassazione per l’omicidio di Giuseppe Candela, avvenuto il 15 luglio del 2009 a Marano. La Suprema Corte infatti ha annulato la misura cautelare per Raffaele D’Alterio indicato dal pentito Roberto Perrone come uno dei componenti del commando di morte. I giudici, dopo tre ore di discussione dell’avvocato Dello Iacono ha riconosciuto la validità dell’istanza difensiva e annullato con rinvio la misura. Il fascicolo adesso torna nuovamente al Riesame. Un importante punto favorevole messo a segno dalla difesa dunque che può riscrivere la storia processuale del delitto. Come ricorda Il Roma , Giuseppe Candela era stato ammazzato perché era diventato un personaggio scomodo per il clan Polverino, ma soprattutto aveva rapporti con trafficanti di droga legati ai gruppi di Secondigliano e del centro di Napoli. Era diventato troppo autonomo Giuseppe Candela detto “Peppe tredici anni”, storico luogotenente di spicco della cosca di Marano fino a quando il boss in persona durante un summit in Spagna pronunciò la frase che lo condannò a morte: “Bisogna prendere un provvedimento”. Secondo le accuse  il boss Giuseppe Polverino “’o barone” fu il mandante mentre Giuseppe Simioli, oltre che mandante, sarebbe stato anche esecutore materiale. Raffaele D’Alterio “’o siscariello” avrebbe partecipato al delitto guidando lo scooter su cui c’era il killer mentre Biagio Di Lanno, poi diventato collaboratore di giustizia, fornì i caschi e la motocicletta che incendiò il giorno dopo.

Il pentito ha raccontato ai magistrati della Dda di Napoli che per eliminare tracce di polvere da sparo dal suo corpo, il killer Giuseppe Simioli del clan Polverino, dopo l’omicidio di Giuseppe Candela, detto “Peppe tredici anni”, si recò, con lo “specchiettista” Salvatore Liccardi, a casa di sua sorella. ”Una settimana dopo il delitto – ha dichiarato il pentito ai pm – Giuseppe Simioli inviò Antonio Granata a casa della moglie di Candela alla quale fece portare 5000 euro. E diede incarico a Granata di dire alla signora che lui non sapeva chi avesse ucciso il marito e che si sarebbe adoperato per scoprirlo. Per tutta risposta la signora disse a Granata che sapeva benissimo che ad ammazzare il marito era stato Peppe Simioli aggiungendo che gli avrebbero potuto dare un’altra possibilità. Dopo qualche mese alla moglie di Candela sono stati dati altri 5000 euro in mia presenza”.

 

 


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