Omicidio Amelio, dieci anni dopo il cerchio si stringe. Per il capoclan Giuseppe Polverino “’o barone” e i suoi cinque uomini, tutti ritenuti a vario titolo di essere i responsabili dell’agguato in cui perse la vita l’imprenditore edile di Mugnano, la Procura di Napoli ha appena chiesto e ottenuto l’instaurazione del giudizio immediato. Gli inquirenti della Dda non hanno quindi avuto dubbi: l’evidenza delle prove fin qui raccolte consente al procedimento di bypassare l’udienza preliminare. Un’istanza, quella avanzata dalla pubblica accusa, che il gip ha appena deciso di accogliere. Il giudizio immediato si celebrerà così il prossimo 11 ottobre. L’inchiesta, come riporta Il Roma, è arrivata a una svolta nel maggio scorso, quando i carabinieri del Nucleo investigativo di Napoli, arrestarono sei persone sospettate di essere responsabili dell’agguato mortale ai danni dell’imprenditore edile Enrico Amelio, avvenuto in corso Italia a Quarto il 10 ottobre del 2006. Nel mirino del provvedimento di custodia cautelare richiesto dalla Direzione distrettuale Antimafia finirono così Gaetano D’Ausilio, 45enne di Quarto; Salvatore Cammarota, 49 anni; Claudio De Biase, 48 anni; Salvatore Licciardi, 42 anni, Giuseppe Polverino, 58 anni; e Salvatore Simioli, 49 anni. A parte D’Ausilio, tutti gli altri arrestati erano già detenuti per altri reati. Per tutti loro l’accusa èstata di concorso in omicidio per la morte dell’imprenditore edile Enrico Amelio, morto a seguito di quel raid. Determinanti al fine delle indagini furono le dichiarazioni rese da alcuni collaboratori di giustizia in passato organici ai Polverino. Secondo quanto raccontato, i killer del cartello criminale egemone nell’orbita di Marano e Quarto avrebbero ferito mortalmente Amelio perché un suo zio materno, Leonardo Tartaglia Carandente, era intenzionato ad acquistare alcuni fondi sui quali anche il clan aveva mostrato interesse. L’agguato si consumò il 10 ottobre del 2006.
