Pokémon GO è il primo vero titolo mobile di Nintendo sviluppato dalla collaborazione di Game Freak, The Pokémon Company e Niantic ed è disponibile gratuitamente per dispositivi Android e iOS.
Introduzione
Il primo aprile del 2014 Google e Nintendo hanno realizzato un simpatico Easter egg che permetteva a tutti gli aspiranti Pokémon Master di catturare i 150 mostriciattoli della prima generazione curiosando su Google Maps comodamente da casa propria. Il video pubblicitario che promuoveva l’evento mostrava persone in carne ossa andare in giro con il proprio telefono e sfruttare la localizzazione GPS e la realtà aumentata per catturare Pokémon.
Il seme per Pokémon GO era stato lanciato e sebbene nulla di tutto ciò era presente nel minigioco di aprile, l’eccitazione di ultra ventenni, e non solo, era tanta. Il desiderio di una vita da “pokéfanatici” di lasciare tutto e avventurarsi per diventare maestri di Pokémon sembrava collidere sempre più con la realtà.
Due anni più tardi ciò è possibile, grazie soprattutto al lavoro di Niantic che ha perfezionato e affinato i giochi a realtà aumentata creando l’AR fantascientifico di successo Ingress. Pokémon GO deve tutta la sua struttura di base a Ingress come i punti di interesse con cui interagire solo all’interno di un certo raggio d’azione e le tecnologie da esso sfruttate.
Al di sopra dell’ossatura data da Niantic si trova il livello più esterno, estetico se vogliamo definirlo, che prende elementi dal mondo dei mostriciattoli tascabili e li usa per infiocchettare l’esperienza virtuale nel palmo della nostra mano. Spariscono i portali e vengono sostituiti dai Pokéstore, la mappa cede i colori cupi a quelli più brillanti da cartone animato e la città si anima di simboli ben noti a tutti i fan.
La scelta più difficile della vita
Dopo aver eseguito l’accesso con un profilo Google o Club degli Allenatori, siamo quasi pronti per intraprendere il nostro viaggio. Per prima cosa dovremo creare un alter ego scegliendo il sesso e personalizzandone alcune caratteristiche di base come colore della pelle, capelli, occhi, berretto, indumenti, scarpe e zaino. Le opzioni non sono tantissime, soprattutto per le colorazioni, ma comunque sufficienti per dare un aspetto dignitoso al nostro personaggio che ci rappresenterà nel mondo di gioco e sarà visibile agli altri giocatori.
La prima parte davvero difficile a cui andremo incontro sarà quella di assegnare il nome desiderato al personaggio, infatti, data la grande partecipazione e l’arrivo ufficiale in Italia con qualche giorno di ritardo rispetto ad altre nazioni, molti dei nomi sono già stati presi. Superato lo scoglio nickname saremo accolti dal professore Willow che richiederà il nostro aiuto per completare il Pokédex, l’archivio contenente i dati di tutti i Pokémon che saremo in grado di incontrare e catturare.
Qui saremo posti di fronte a una delle scelte più dure di sempre: con quale starter iniziare? Sullo schermo del nostro telefono vedremo comparire una mappa con Bulbasaur, Charmander e Squirtle.Basterà toccare il nostro prescelto per iniziare la fase di cattura. Non nascondo che la nostalgia mi ha per un attimo fatto palpitare il cuore, ricordandomi di quando più di 15 anni fa vivevo quella scena per la prima volta, Game Boy tra le mani e Pokémon Blu inserito. C’è poco spazio per i ricordi, in generale il ritmo di gioco è piuttosto immediato e richiede prontezza.
Si gioca tutto semplicemente con un dito: davanti a noi appare il Pokémon da catturare circondato da un cerchio bianco che ne delimita l’area di cattura e un secondo cerchio colorato che si restringe e si allarga a tempo. Il colore determina la difficoltà della cattura. Verde è facile, giallo media difficoltà e rosso probabilmente vi trovate davanti a un Pokémon di livello elevato difficile da catturare. In basso sullo schermo del dispositivo c’è la Poké Ball da premere, far roteare a nostro piacimento se lo desideriamo ma soprattutto da lanciare verso l’area prescelta con uno swipe gentile.
Si hanno maggiori possibilità di catturare i Pokémon quando l’anello colorato ha il diametro più piccolo, ma ciò non esclude che possa sfuggire alla cattura o che si possa catturare anche con diametro pieno come per l’appunto accade. Sembra esserci una buona dose di casualità. La fotocamera fa da sfondo, visualizzando il Pokémon nel contesto di riferimento in cui ci troviamo immersi. In alcuni frangenti abbiamo rischiato di perdere la visuale del mostriciattoloe siamo stati costretti a fare qualche passo indietro o a disattivare la funzione di fotocamera AR per riagganciare il bersaglio.
Già da questi primi momenti si capisce che il gioco cerca di guadagnarsi un’identità tutta sua che non sia una mera trasposizione su mobile dello stile di combattimento a turni, con il Pokémon da sfiancare prima di poter essere catturato. Se ai puristi può far storcere il naso una tale semplificazione, dall’altro lato si tratta di una meccanica di base pensata per un pubblico ampio e ormai consolidata sui dispositivi touchscreen.
Tempi di cattura brevi e controlli essenziali sono adatti per il gioco in movimento, considerato che l’unico modo per andare a caccia è quello di spostarsi fisicamente da una zona all’altra della vostra città. Nonostante il titolo non presenti grandi difficoltà, forse l’inserimento di un tutorial dinamico direttamente in gioco avrebbe chiarito qualche dubbio o evitato uno spaesamento iniziale.
Fiuto per la caccia
Dopo la prima fase introduttiva siamo pronti per andare all’aria aperta e iniziare l’avventura. Telefono alla mano abbiamo tutto il necessario sull’interfaccia: la mappa, ovviamente, ci indica la posizione, i punti di interesse come Pokéstop e Palestre, e le vie percorribili; la bussola per seguire il nord o da cliccare per la rotazione automatica che segue la direzione in cui guardiamo – ma possiamo anche farne a meno e ruotare e zoomare con le dita. Il menu principale rappresentato da una Poké Ball ci fa accedere ai Pokémon, agli strumenti o alle opzioni e infine forse lo strumento più importante per orientarci, l’indicatore di creature nelle vicinanze.
Nell’angolo destro dello schermo si possono osservare i tipi di Pokémon che potrebbero trovarsi nei dintorni della nostra posizione. Colorati se sono già stati registrati nel Pokédex, grigi se non li abbiamo ancora incontrati – se avete dimestichezza con la serie riuscirete facilmente a capire di chi si tratta dalla silhouette.
Un numero più o meno elevato di orme ci indica suppergiù la distanza del nostro obiettivo e ciò ci richiederà di procedere con una certa cautela per capire se stiamo andando nella direzione giusta o abbiamo sbagliato strada. Non sempre un movimento di erba indica la presenza di un Pokémon, spesso siamo stati tratti in inganno dai fruscii ma seguendo attentamente il rilevatore è più facile “tracciare la preda”.
Quando siamo nel raggio di rilevamento, il telefono ci avvertirà con una vibrazione e basterà toccare il modellino del Pokémon per avviare la cattura e guadagnare punti esperienza, dopo la sua riuscita. È consigliabile cercare i Pokémon nei pressi del loro habitat naturale, ma non è raro imbattersi in tipi che solitamente uno si aspetterebbe di incontrare al mare e non sull’asfalto come Goldeen e Staryu, che ho potuto catturare sul percorso pedonale.
Andare a caccia richiede un gran numero di Poké Ball, ma per fortuna sono presenti Pokéstop da cui fare rifornimento in concomitanza con monumenti, costruzioni architettoniche, attività o punti di ritrovo pubblici. Per rifornirsi bisogna essere vicini al punto designato e si può fare rifornimento in un tempo variabile all’incirca di 5 minuti.
Una soluzione pratica se ci si trova bloccati in un luogo che non offre molti Pokémon e si vuole guadagnare un po’ di esperienza, ma anche un mezzo equo per non spostare troppo il gioco verso le microtransazioni. Gli oggetti che si possono trovare sono casuali, includono uova da far schiudere, e dipendono anche dal livello raggiunto; un livello più alto darà accesso a strumenti migliori come Revitalizzanti o Baccalampon.
I Pokéstop sono anche uno strumento utile per la cattura, infatti se si dispone di un modulo esca lo si può piazzare in quel punto e inizierà ad attrarre per 30 minuti la fauna locale. Il suo effetto può essere sfruttato da tutti i giocatori nelle vicinanze.
Lotte e conquiste
Il gioco ci spingerà a compiere queste azioni iniziali un bel po’ di volte per salire di livello, infatti a differenza delle versioni console saremo noi a salire di livello e non i Pokémon, la cui forza è indicata nel momento della cattura dalla Potenza di Lotta – PL – e la vitalità dai punti salute – PS. Tuttavia potremmo comunque potenziarli utilizzando polvere di stella e caramelle per incrementare PL e PS.
La polvere di stella si ottiene catturando, schiudendo uova o trasferendo i Pokémon di qualsiasi specie al professore, le caramelle invece appartengono al tipo di famiglia di cui fa parte il Pokémon che vogliamo potenziare e si ottengono catturando, schiudendo un uovo o inviando una specie appartenente a quella famiglia specifica. Se per esempio volessi potenziare un Rattata posso ottenere caramelle adatte anche da un Raticate.
La profonda componente GDR dei titoli principali è qui del tutto rimossa in favore di statistiche dirette e basilari, salvo mantenere intatte le debolezze e le resistenze in base al tipo. L’unico aspetto che alla lunga può risultare negativo è l’eccessiva ripetizione di azioni di cattura e trasferimento per ottenere le risorse necessarie.
Se nel caso dei Pokémon più comuni quasi non ci si fa caso perché se ne incontrano a bizzeffe, per i Pokémon più rari diventa complicato accumulare il giusto quantitativo di risorse. Un farming così accentuato potrebbe far scemare l’interesse una volta terminato l’effetto novità dell’applicazione e non è un modo salutare per incrementare la longevità.
Dopo aver grindato a sufficienza fino al livello 5 siamo pronti per scegliere un team e sfidare le palestre. Le squadre disponibili sono tre e sono Squadra Saggezza (blu), Istinto (giallo) e Coraggio (rosso). Le palestre appaiono sulla mappa come delle strutture torreggianti e in base al colore dominante che le caratterizza significa che appartengono a un team, se non sono di nessun colore significa che potete occuparle liberamente.
Nelle palestre amiche è possibile ottenere punti esperienza facendo combattere un singolo Pokémon alla volta contro quelli depositati all’interno della struttura, in questo modo si rafforza anche il prestigio della palestra posseduta dalla propria squadra. In base al grado raggiunto dall’edificio sarà possibile depositare un numero crescente di Pokémon. Quest’ultimo non sarà disponibile fino a quando non subirà una sconfitta.
Una palestra rivale può essere detronizzata e conquistata azzerandone il prestigio. Lo scontro ci farà impostare fino a un massimo di sei Pokémon per sfidare il capopalestra e i suoi membri. I combattimenti non hanno nulla da spartire con la controparte a turni su console, ma si caratterizzano per azioni rapide attivabili con un tocco o uno spostamento laterale.
Il semplice tocco farà eseguire un attacco rapido che contribuisce anche a caricare il contatore dell’attacco speciale, questo in particolar modo va attivato facendo pressione per qualche secondo sul proprio combattente che rilascerà un attacco da ingenti danni. L’unica altra azione in nostro possesso è la schivata che possiamo attivare facendo scorrere il dito a destra o a sinistra. Ancora una volta ci troviamo di fronte a uno stile di combattimento insolito per la saga che rinuncia alla strategia, ma del resto risulta funzionale per questa esperienza in miniatura.
Inevitabilmente parte del divertimento ricavabile da una lotta Pokémon in senso standard viene meno, in quanto a occhio e croce basta avere una creatura con un elevato numero di punti Potenza di Lotta e pigiare senza troppo pensare per sgominare l’avversario. Nonostante ciò, se si vive in una zona piuttosto popolata di giocatori si innescano sfide tese fatte di conquiste e perdite nel giro di qualche ora, sicuramente un incentivo a giocare con un gruppo di amici fidati o a fare amicizia con altri giocatori dello stesso team per arginare le scorribande nemiche.
Un’importante funzione legata alle palestre ma “nascosta” nella schermata del negozio riguarda le ricompense riscattabili all’incirca ogni 20 ore in base al numero di Pokémon depositati a difesa di una struttura. Un modo per accumulare oro che poi potrete spendere per velocizzare l’avanzamento.
Dati del test e conclusioni
La prova su strada è stata effettuata con un Xperia Z3 Compact, un dispositivo con i suoi annetti alle spalle, ma non abbiamo notato particolari rallentamenti, crash o problemi critici legati allo smartphone, più la partecipazione del Fitbit Charge HR per controllare i chilometri macinati con un secondo dispositivo. Diciamo solo che se prendiamo per buona la misurazione del Fitbit, Pokémon GO è avaro nel conteggio e rosicchia qualche centinaio di metri.
La principale grande pecca, di cui il team è già a conoscenza e sta lavorando per sistemare, è il consumo eccessivo della batteria. Dopo 30 / 45 minuti avevamo già consumato il 20% della carica piena, senza contare il fatto che con 31 gradi fuori tenere in mano una stufa non è stato proprio il massimo. C’è un bel lavoro di ottimizzazione da fare. L’altra criticità riguarda l’instabilità e il sovraccarico dei server, ma come in precedenza, è un altro dei problemi noti.
In questi giorni abbiamo passato molto tempo con il gioco, uscendo in diversi orari della giornata e perlustrando varie zone. In qualche sporadico caso rispetto al totale delle interazioni effettuate è capitato di vedere i Pokémon scomparire mentre cercavamo di catturarli, non venivano caricate le immagini relative ai Pokéstop o siamo rimasti bloccati alla schermata di combattimento dopo aver quasi battuto un capopalestra finendo per dover chiudere l’app e riavviarla manualmente perdendo il risultato raggiunto. Superata la frustrazione nell’ultimo caso, nel complesso non si sono presentati problemi gravi che hanno minato pesantemente l’esperienza di gioco.
Pokémon GO attualmente si basa molto sul modello portato avanti da Ingress, basato su fazioni e punti di controllo da conquistare e gestire con l’aiuto di controlli touch essenziali e precisi. Ciò potrebbe a primo impatto risultare destabilizzante per un giocatore incallito di Pokémon abituato a lottare e catturare mostriciattoli seguendo una precisa strategia costruita su statistiche, tipi di attacco e turni in cui elaborare le sue mosse.
L’aspetto collezionabile del gioco originale è però rimasto intatto, infatti il motore principale che ci spinge fuori all’aria aperta è lo stesso che in passato ci ha spinti in giro per Kanto, Johto e le altre regioni della saga: catturarli tutti. Il fan potrà vivere ciò che ha sempre sognato nella sua città natale, il novizio potrà avvicinarsi al mondo dei mostri collezionabili con un titolo facile e immediato da giocare.
La caccia è l’aspetto più positivo e divertente, non sapere mai se ci si sta addentrando in una zona ricca di Pokémon rari mantiene alta la suspense, così come la schiusura a sorpresa delle uova dopo aver percorso un certo numero di chilometri mantiene alto l’interesse. Le lotte sono al momento l’aspetto più debole e l’impossibilità di comunicare con un sistema interno con altri compagni di team penalizza il gioco di squadra.
È prematuro parlare di longevità e di quanto potrà durare il titolo. Sicuramente l’effetto nostalgia sta giocando un ruolo molto forte nel riavvicinare i giocatori al brand e buona parte del suo successo sarà decretato anche da quanti sceglieranno di impegnarsi a lungo con il progetto.
Dal canto suo Niantic non è sorda alle richieste dei giocatori ed è consapevole che il gioco avrà bisogno di un supporto che lo faccia evolvere sempre più e gli dia una fisionomia diversa da Ingress e più vicina all’universo di Game Freak, vagliando soluzioni per un comparto multiplayer che faccia incontrare in modo più attivo gli allenatori e introduca funzioni fondamentali per la serie come gli scambi.
(fonte tomshw.it)