Sei ergastoli e 72 anni di carcere agli 11 imputati dei clan Birra-Iacomino e Lo Russo per 4 omicidi della faida di Ercolano

Sei eragstoli e 72 anni di carcere nei confronti degli undici imputati del processo contro boss, killer e gregari degli clan Birra-Iacomino con i loro alleati Lo Russo di Miano e i nemici degli Ascione papale. Quattro omicidi dei tanti della sanguinosa faida di Ercolano degli inizi degli anni Duemila. Al fine pena mai sono stati condannati i boss Giovanni Birra, Stefano eGiacomo Zeno di Ercolano e tre dei killer “prestati” dai “Cpitoni” di Miano ai loro alleati ercolanesi per compiere gli omicidi. Si tratta di Raffaele Perfetto, Carlo Serrano e Vincenzo Bonavolonta’. A 12 anni e 4 mesi invece è stato condannato l’altro boss ercolanese Antonio Birra, fratello del sanguinario Giovanni e da tre mesi collaboratore di giustizia, E’ andata anche peggio ai quattro pentiti che hanno consentito asmascherare gli autori e i mandanti dgeli omicidi: Ciro Savino è stato condannato a 16 anni di carcere mentre Giovanni savino, Giuseppe savino e Gerardo Sannino tutti a 12 anni e 4 mesi.

Gli omicidi di cui sono accusati sono quelli di Raffaele Di Grazia, Lucio Di Giovanni, Giuseppe Borrelli e Giuliano Cioffi. Tutti agguati riconducibili alla faida tra i Birra-Iacomino e Ascione-Papale: Raffaele Di Grazia e il cognato Lucio Di Giovanni furono massacrati in via Venuti il 6 febbraio 2000 a pochi passi dalla caserma dei carabinieri di Ercolano, dove Di Giovanni era andato a firmare nel registro dei sorvegliati speciali. A uccidere i due cognati sarebbe stato un commando di fuoco composto da due uomini del clan Lo Russo di Miano.

  L’omicidio di Giuliano Cioffi, invece fu messo a segno in “trasferta”  sempre dagli uomini dei Lo Russo.  La vittima che era il cognato di Raffaele Ascione, ex capoclan morto in carcere nel 2004, fu trucidata a Quarto il nove settembre del 2001. Gli assassini fecero irruzione con maschere di carnevale al volto a villa L’ Etoile, nel bel mezzo di una bisca clandestina, dove l’uomo stava giocando a “zicchinetto”.

Giuseppe Borrelli, infine, fu trucidato dagli uomini del clan della Cuperella il 30 agosto del 1997, a pochi metri della centralissima piazza Trieste. L’uomo fu raggiunto dai suoi sicari mentre era in sella al suo motociclo Gilera, nei pressi della chiesa del Rosario. I killer lo avvicinarono e gli esplosero contro nove colpi di pistola al volto e alla schiena.


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