Il boss pentito, Marco Mariano: ” I soldi del clan investiti in ristoranti sul Lungomare”

Il clan Mariano ha investito soldi nei ristoranti sul Lungomare di Napoli: parola di boss, ora pentito. Parola di “Marcuccio” Mariano, mente dei “Picuozzi” dei Quartieri Spagnoli. Nel suo memoriale scritto a mano  29 pagine e consegnato al gup Maria Luisa Miranada che lo sta processando insieme con altri 32 tra familiari e affiliati nel processo con il rito abreviato,  ha fatto la storia del clan  e della famiglia, parla del fratello Ciro, il vero capo, parla degli affiliati, dei ruoli, degli insospettabili ma scagiona anche la moglie: “…era consapevole di chi sono ma non di quello che ho fatto e che facevo”.  E poi spiega gli affari e del ristorante sul Lungomare: “Nella società …(sono indicati il nome e titolari della ditta. Su istanza dell’avvocato  difensore dell’imprenditore il giudice ha ritenuto che il memoriale del pentito non possa essere utilizzato in questa fase contro terze persone ma solo come dichiarazione auto accusatoria) c’è la commistione dei soldi di una quota pari a 150mila euro proveniente dai Calascioni, i Baratto di Fuorigrotta, e 150mila euro di una persona a sua volta socio storico dei Colascioni”. Il boss pentito nel suo memoriale si scaglia contro l’imprenditore impegnato nel settore della ristorazione: “Di onesto nella sua vita c’è soltanto il suo socio, un grande lavoratore…in occasione della cessione di un locale in centro solo per la mia presenza  dalla cifra concordata di 420mila euro chiuse per mio volere a 450mila euro. In seguito optò per il fitto d’azienda mantenendo la sua presenza fuori al mare, incassò in nero per due anni e battezzò un nuovo locale. Così progettava di rilanciarsi nella cosiddetta Napoli bene. Con l’aiuto di commercialisti e ragionieri falsificava la firma per intestare la quota a un’altra persona. È conoscitore di tutta la criminalità dei quartieri e napoletana. Abbiamo fatto incontri e poi soggiorni a Capri con mogli e figli sempre insieme, amicizie e affari comuni. Mi dica se posso essere da costui considerato un estraneo…”


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