Ogni clan ha il suo mercatino di riferimento dove imporre l’estorsione e anche una modalità differente per farlo: ditte di pulizia, vigilanza, buste di plastica o soldi in contanti. Dieci euro a settimana per ogni bancarella e così la camorra prende il pizzo anche dai piccoli commercianti al dettaglio. Una cifra irrisoria, simbolica che impone comunque la legge del clan nei mercati rionali. Lo ha spiegato ai magistrati della Dda di Napoli, Carmine Esposito, il nuovo pentito del clan Contini. In un verbale depositato agli atti del processo contro la cosca del boss Eduardo ‘ o romano il nuovo collaboratore di giustizia ha anche tracciato una mappa dei clan a cui vengono pagate le estorsioni nei vari mercati rionali: a Chiaia si paga il pizzo al gruppo dominante, che adesso è rappresentato dagli Innocenti-Frizziero che in parte versano a loro volta una piccola quota dei proventi ai Piccirillo. Al mercatino di Posillipo comandano i Calone; a quello di Poggioreale i Mazzarella, gruppo Barile. A Fuorigrotta ci sono le pressioni dei Cesi e dei Bianco, mentre da sempre il mercatino di Ponticelli è sotto estorsione da parte dei De Micco, così come quello del rione Berlingieri dai Licciardi. Il collaboratore di giustizia ha spiegato che la sua è stata una scelta di vita e non perché avesse bisogno di particolari sconti di pena visto che la sua detenzione sta quasi per terminare: “..Non ho commesso omicidi o reati gravi ed ho un fine pena breve — ha spiegato ai magistrati della Dda — Per questo motivo la mia scelta di colla borare con lo Stato non è per avere sconti sulla condanna, ma per cambiare veramente vita…Avevo intenzione di fare soldi e quindi acquistai dal clan uno spazio dove poter spacciare droga e in particolare cocaina . Mio cugino mi disse di andare da Ettore Bosti (figlio del boss Patrizio), che mi consegnò lo spazio da gestire. Mi fu detto che avrei dovuto pagare mille euro al mese. Vendetti 100 grammi di cocaina in 15 giorni e guadagnai poco. Andai di nuovo a parlare con Bosti dicendo che non mi andava di vendere droga perché gli acquirenti erano miei amici e non me la sentivo di pretendere soldi in cambio delle dosi. Preferivo buttarmi nelle estorsioni del mio quartiere, dove avrei potuto esercitare un vero controllo…Ettore disse che era fuori controllo il settore delle consegne di merce ai commercianti da parte delle ditte esterne e mi propose di occuparmi di chiedere loro il pizzo, e avrei dato una parte sugli incassi al clan. Ero sempre da solo a fare delle estorsioni, e andavo sempre armato.Poi facevo pagare tutte le bancarelle di piazza San Francesco su autorizzazione di Giuseppe Ammendola, erano 128 bancarelle… poi il clan subì una grave perdita economica perché il mercatino fu trasferito a piazza Principe Umberto e la gestione criminale è passata ai Mazzarella”.