La Cassazione ha annullato la condanna a 5 anni e mezzo di carcere per il cantante neomelodico Ciro “Tony” Marciano, ritenuto dalla Dda di Napoli il ‘menestrello’ del clan Gionta. Si dovrà rifare il processo per il cantante nativo di Boscoreale ma molto noto in tutta la provincia di Napoli accusato di traffico di droga insieme al clan dei “Valentini”. Nei mesi scorsi era già caduta l’aggravante di associazione camorristica e ora la decisione che porta a un processo bis non solo per Marciano ma anche per i due fratelli Aniello e Alfonso Nasto, che hanno incassato l’annullamento con rinvio delle precedenti condanne a 26 e 27 anni di reclusione. Condanne figlie del blitz “Santa Priscilla”, che nell’estate del 2012 portò all’emissione di ventidue ordinanze di custodia a carico di presunti af- filiati e fiancheggiatori della cosca dei “Valentini”. Tra questi anche Tony Marciano, finito in manette il 4 luglio 2012 dopo un blitz dei carabinieri all’interno della sua abitazione di via Andreulli, a Bo- scoreale. A gennaio, nel seguito di quell’operazione, i militari strinsero le manette ai polsi anche al figlio 27enne del cantante e ad alcuni parenti, successivamente scarcerati dal Riesame.Il clan Gionta, secondo gli inquirenti, era capace non soltanto di importare cocaina, hashish ed amnesia dall’Olanda, ma pure di imporre chi dovesse cantare ai “concerti di piazza” in onore della Madonna della Neve. In undici scelsero l’abbreviato a processo, incassando in totale quasi un secolo e mezzo di carcere. Condanne, quasi tutte, stravolte poi in appello, dove anche l’ex compagna di “Tony” Marciano, Carmela Nasto fu condannata con “sconto” ad 8 anni e 4 mesi (erano 13 invece in primo grado). Per lei quella pena resta invariata, e da oggi diventa definitiva. Così come per Michele Marotta (10 anni e 4 mesi) – Beniamina Salernitano (11 anni e 8 mesi) – Angelo Arpino (5 anni 4 mesi) – Alfonso Viola (11 anni in continuazione )- Raffaele Repino (10 anni) – Antonio Caracciolo (7 anni 8 mesi). Dalla scorsa primavera Tony Marciano è tornato al suo lavoro, a calcare i palchi in alcuni concerti di piazza e a cantare alle cerimonie all’ombra del Vesuvio. Alcune sue canzoni come “Nun c’amma arrennere” sarebbero state ispirate dal boss poeta Aldo Gionta, e sono un vero e proprio attacco ai pentiti. Ora attenderà da cittadino libero il nuovo processo d’appello.