Napoli, parla il superboss Ciro Mariano: “Mio fratello Marco mente, racconti la verità sulla famiglia”

Ciro Mariano, il temuto  capo dei capi dei “Picuozzi” dei Quartieri Spagnoli ha deciso di parlare in aula. Lo ha ha fatto ieri con una dichiarazione spontanea nella quale ha cercato di respingere tutte le accuse del fratello Marco, neo pentito. Collegato in videoconferenza dal supercarcere di Sulmona dove è in regime di 41 bis, chiede e ottiene dal giudice di poter parlare e nell’aula bunker del carcere di Poggioreale cala il silenzio. “Mio fratello Marco mente, perché se dicesse la verità dovrebbe raccontare che il fratello Salvatore sta scontando un ergastolo da innocente”. E poi ribadisce che lui è innocente, come innocente è sua moglie e i suoi figli. “Non è così, non è come dicono loro- cerca di spiegare riferendosi è ai collaboratori di giustizia- il clan Mariano non esiste, forse non è mai esistito. Non c’è stato nessun progetto.I colloqui in carcere? Controllate…” . Ciro Mariano respinge l’accusa di aver partecipato al progetto di riprendere la gestione del clan dei Quartieri Spagnoli dando disposizioni dal carcere durante i colloqui con i familiari. “Io  sono da anni chiuso in una cella” ricorda. Ma  il fratello Marco lo descrive nel memoriale consegnato al giudice come “monumento vivente della criminalità organizzata”. Lui, Ciro, il boss, replica rispedendo al mittente l’accusa di aver voluto riorganizzare il clan negli anni scorsi attraverso accordi e strategie. Un botta e risposta a distanza. Perché Ciro Mariano è in carcere ininterrottamente da quasi  25 anni e la scarcerazione per lui sarebbe stata vicina se non fosse intervenuto questo nuovo processo e le accuse di recenti collaboratori di giustizia. E Marco Mariano, dopo le scarcerazioni e gli arresti che si sono alternati nel passato, da luglio collabora con lo Stato. Come Ciro è tra i trentasette imputati nel processo che si celebra con rito abbreviato, nato dall’inchiesta del pm Michele del Prete del pool antimafia che un anno fa fermò i piani di espansione del clan e i suoi investimenti nelle forniture di pesce, carne e latticini imposte a ristoratori e titolari di pizzerie. “Siamo stati mezzo secolo di omertà e antistato. Non siamo stati capetti di quartierino, l’eco delle nostra gesta ha varcato molti confini, gruppi e gruppetti non hanno mai oscurato la malafama dei Mariano. Da scugnizzi a camorristi in una spirale ininterrotta….dove Ciro Mariano si dava del tu con Antonio Spavone o malommo”ha scritto Marco, ripercorrendo la storia del clan, dalla guerra tra Nuova Famiglia e la Nco di Raffaele Cutolo fino agli scontri più recenti con boss emergenti della città, e alla spaccatura prima degli arresti. Una rottura che Marco Mariano interpreta come “un tradimento economico e militare”quando, racconta, “persino Ciro Mariano si incarica di proteggere i suoi interessi nascosti”, quelli degli affari con imprenditori ora sotto processo. Marco accusa, Ciro ieri ha cercato di difendersi  Tra un mese la sentenza.

 


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