Sant’Antimo, il marito assassino: “La pistola con la quale ho ucciso Stefania l’ho rubata a mio suocero”

“La pistola da cui è partito il colpo che ha ucciso Stefania l’ho rubata a mio suocero, perché lui mi minacciava spesso e mi maltrattava, anche davanti ai miei figli, tanto che qualche giorno fa l’ho anche denunciato. Io invece a Stefania non l’ho mai maltrattata”. Così Carmine D’Aponte, accusato di aver ucciso la moglie Stefania, durante l’interrogatorio del Gip. “L’arma, clandestina, era nascosta nel garage – ha spiegato – ho deciso di prenderla dopo che qualche giorno fa mio suocero – ha proseguito D’Aponte alzandosi dalla sedia con il permesso del Gip e mimando l’accaduto – mi minacciò con un’altra pistola da lui detenuta; sparò anche un colpo in aria, ma all’esterno dell’abitazione. Ho anche dei file audio con cui ho registrato i litigi, ma sono sul telefono che mi è stato sequestrato. La causa dei nostri dissidi era sempre mio suocero. Mercoledì io e Stefania ci eravamo riappacificati, la notte avevamo dormito insieme, ci eravamo anche dati un bacio; poi lei mi ha accompagnato a Sant’Antimo dove dovevo lavorare”. “Andava tutto bene, poi abbiamo iniziato a parlare di mio suocero; le ho fatto vedere la pistola, le ho detto che la portavo per paura di suo padre, lei si è impressionata, ha pensato che potessi fare qualche sciocchezza e ha provato a togliermela di mano. Sono stati momenti concitati, poi è partito il colpo. Ma io non volevo farle del male, l’amavo come la prima volta”, ha sostenuto D’Aponte.


Articolo precedenteFontana, Juve Stabia: “Daremo l’anima in campo per i nostri tifosi”
Articolo successivoClan Contini: ecco chi è “Tonino ‘o biondo”, il ras dei due milioni di euro. LA FOTOGALLERY DEL TESORO