Antonio Bottone sarebbe finito nel mirino del clan Sequino perché avrebbe partecipato ad alcune “stese” nel rione Sanità. Lui e il 21enne Daniele Pandolfi, ferito nell’agguato ai Colli Aminei del 6 novembre scorso, facevano coppia fissa e più volte erano incappati insieme nei controlli in strada delle forze dell’ordine. Ma secondo gli investigatori il 28enne aveva un ruolo più operativo nell’ambito del gruppo Vastarella e così era partito l’ordine di morte nei suoi confronti. L’omicidio, come riporta Il Roma, sarebbe stato compiuto, grazie a uno “specchiettista” che ha segnalato ai sicari la presenza del bersaglio designato nella cornetteria “Sole e luna” in viale dei Pini. Le indagini condotte dai carabinieri della compagnia Vomero, guidati dal capitano Luca Mercadante, con i colleghi del Nucleo investigativo del Reparto territoriale del comando provinciale (agli ordini del colonnello Alfonso Pannone) sarebbero vicine alla svolta. I militari hanno visionato le immagini delle telecamere poste lungo il percorso di arrivo e di fuga da parte dei killer e avrebbero individuato la m oto del commando di morte. L’ipotesi e chi si tratti di un killer professionista dalla mano ferma e che ha agito con estrema freddezza per compiere l’agguato visto che Bottone e Pandolfi erano insieme ad altri clienti della cornetteria. Non un colpo a vuoto. Tutti a bersaglio. Pandolfi invece è riuscito a scappare e a rifuguiarsi all’interno del bagno della cornetteria e mettendo così in salvo la sua vita.