Camorra, condannato a 21 anni di carcere l’ex promessa del calcio al servizio del clan Buonerba di Forcella

Una mazzata: 21 anni di carcere per Luca Mazzone, 20 anni appena e personaggio di primo piano del gruppo dei “Capelloni” di Forcella, ovvero il clan Buonerba che aveva ingaggiato una guerra di camorra a suon di morti con la “Paranza dei Bimbi”. E’ accusato di aver fatto da vedetta ai killer  per l’omicidio  di Salvatore D’Alpino avvenuto il 30 luglio del 2015, all’esterno di una pizzeria di piazza Mancini, a Napoli. Nel raid rimase ferita anche un’altra persona, Sebastiano Caldarelli, 37 anni. Il raid venne ripreso dalle telecamere di un sistema di videosorveglianza. Ad incastrarlo ci sono le intercettazioni ambientali a casa di Assunta “Susetta” Buonerba quando si pianifica l’omicidio di Tore ‘o brillante esponente di spicco della “Paranza dei Bimbi”. Ventuno anni di carcere rispetto ai 24 chiesti dalla pubblica accusa per Mazzone, giovane promessa del calcio mancata e poi diventato uomo di camorra. Nativo della Sanità dove aveva cominciato a dare i primi calci al pallone nella locale squadra di calcio. Aveva cominciato la sua scalata al calcio professionistico finendo nelle giovanili del Formia e del Latina in serie B. Poi si è perso nei vicoli della “Gomorra” del centro storico di Napoli.”Luchetto, butta un occhio…Quando ci sei tu in mezzo, succedono sempre le tarantelle…” sono aqueste le frasi che lo hanno incastrato a parlare è Assunta Buonerba nella sua abitazione. Lui ha cercato di discolparsi dicendo che la donna gli aveva mostrato una foto. Ma i giudici non gli hanno creduto. Per quell’omicidio 20 giorni fa sono stati condannati tutti i vertici del clan Buonerba compresi i killer di D’Alpino: 4 ergastoli e pene complessive per oltre 130 anni di carcere per i 13 imputati. Gli ergastoli sono stati inflitti a Antonio Amoroso, al boss Gennaro Buonerba, a Luigi Criscuolo e a Salvatore Manzio. Trent’anni di reclusione, invece, per Assunta Buonerba e Luigi Scafaro. Pene variabili sono stati invece inflitte a persone ritenute appartenenti a entrambi i clan. Quindici anni di carcere sono stati inflitti a Salvatore Sequino, ritenuto all’epoca dell’omonima famiglia camorristica della Sanità, alleata con i Buonerba contro le famiglie Sibillo, Giuliano, Brunetti e Amirante di Forcella, quelle che gli inquirenti definirono “La paranza dei bimbi”, acerrimi nemici dei Buonerba per il controllo dello spaccio e delle estorsioni a Forcella e nelle zone limitrofe.

Ecco alcuni passi delle intercettazioni ambienatali che portarono al blitz e che fanno parte delle fonti di accusa contro i “Capelloni”.

Dice Assunta Buonerba, sorella del boss: “Totore ‘o brillante si deve sparare. Si deve levare di mezzo”. Ed Emilia Sibillo, moglie del capoclan in carcere Giuseppe Buonerba: “Si deve andare a colpo sicuro: Bum”. Poi arriva l’occasione giusta. A parlare è Emilia Sibillo (omonima del clan rivale), moglie del capoclan in carcere Giuseppe Buonerba: “Questa occasione ce la manda il Padreterno, guagliù…”, dice non appena ricevuta la soffiata sulla presenza di D’Alpino in una pizzeria: “Non cominciate a fare bordello, avete sentito? Ci sta una capa lucida lucida, lì in quella pizzeria, una capa ‘brillante’… fate una cosa veloce, ià”, dice riferita ad Antonio Amoroso, killer di D’Alpino. Amoroso il 30 luglio scorso fu immortalato da una telecamera di sorveglianza mentre fa irruzione in una pizzeria di piazza Mancini, a Napoli, sparando tra la folla e facendo un morto (D’Alpino) e un ferito, Sabatino Caldarelli. La notizia arriva presto in via Oronzo Costa. Qualcuno ha il dubbio che sia stato ucciso l’omonimo e cugino di D’Alpino, soprannominato ‘o celeste , perché era anche lui in piazza Mancini e, come il parente, indossava una maglietta rosa. Commentano: “Quello ha fatto così e quello bum… credimi… lo ha acchiappato in faccia…”. “Ma mo’ se sta tutto a posto chi è è, che ce ne fotte… è la stessa cosa, levato pure da mezzo questo non fa niente, va bene, è il cugino, appartiene a lui”. Un morto vale l’altro, mentre il reggente Gennaro Buonerba pensa al suo killer Amoruso: “Ho capito mo’ che succede… il questore a due passi, hai capito, se mo’ sono scese trecento guardie ne scendono tremila (si riferisce alla presenza di una personalità nella zona di Forcella contestualmente alle fasi dell’omicidio) “. E alludendo al killer: “Questo mo’ domani, dopodomani, piglia trent’anni di carcere”.Amoruso, cui è facile risalire perché ha sparato con la mano sinistra in quanto mancino, viene anche rimproverato. “Il cazzo dei guai tuoi sono i tatuaggi”, che lo rendono ancor più identificabile. Poi però il boss decide di fargli un regalo: “Ho pigliato la bomba, ti ho fatto un regalo per quello che è successo. Così la butti tu… la butto io…è la stessa mano. Siamo una cosa”. Una bomba in regalo per avere ucciso. Clan violento e disposto a tutto, che parla anche della morte di Luigi Galletta, l’innocente meccanico incensurato prima picchiato brutalmente e poi ammazzato perché “colpevole” di essere il cugino di un sicario dei Buonerba. Scrivono i pm: “Terrore e guerriglia urbana hanno sconvolto la città. Molte le vittime, tra l’altro anche innocenti incensurati come Luigi Galletta”. Spiega Buonerba a un affiliato: “Lo sai il problema nostro dove sta? Quando il cane è stato mozzicato sente dolore… quello è stato mozzicato… ha avuto le botte, mo’ in corpo sai che tiene? Tiene ‘o fracido… A noi ci vuole vedere uccisi, sbranati. Allora tu lo devi stutare il più presto possibile…”.

(nella foto il luogo dell’omicidio D’Alpino e nel riquadro Luca Mazzone)

 

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