Omicidio di Genny Cesarano: erano in otto, spararano in quattro, uno è stato ucciso, si cercano gli altri

Erano in otto su quattro scooter di grossa cilindrata che la notte del 6 settmbre del 2015 partirono da Miano per dare uan lezione a quelli del rione Sanità. Quelli del gruppo di Pierino Esposito che aveva osato andare fino sotto casa del boss Carlo Lo Russo a Miano armato con un kalashnikov insieme con altri due  e minacciare il reggente dei “capitoni”. La spedizione punitiva aveva altri obiettivi. I killer spararono all’impazzata: ben 24 colpi con quattro armi diverse ma un solo proiettile centrò l’innocente Genny Cesarano che era in piazza Sanità a discutere con amici e conoscenti e che non aveva niente a che fare con il clan dei “bardubos” di Pierino Esposito. Morì poco dopo in ospedale. Oggi grazie alle indagini della polizia coordinate dalla Dda di Napoli sono stati arrestati quattro killer del clan Lo Russo inviati dal boss pentito Carlucciello (le cui dichiarazioni insieme a quelle della compagna Antonella De Musis e di Rosario de Stefano) hanno consentito di fare piena luce sull’omicidio di Genny Cesarano. Le ottanta pagine dell’ordinanza di custodia cautelare che ha colpito i 4 traccia lo scenario completo in cui è maturato l’omicidio. Dai racconti dei protagonisti ovvero le vittime designate e mancate alcune delle quali amici e conoscenti tutti abitanti alla Sanità è emerso il quadro che la Procura di Napoli ha definito di “omertà” mentre Antonio Cesarano padre di Genny ha parlato di “difesa”. Gli indagati sono cinque, il quinto è il mandante, ovvero il boss pentito Carlo Lo Russo. Ma a partecipare alla”stesa” mortale furono in otto ovvero i quattro arrestati di stamane, il killer Luigi Cutarelli, Mariano Torre, Ciro Perfetto e Antonio Buono. Con loro a fare fuoco quella notte c’era anche il 25enne Vincenzo Di Napoli , ucciso da Ciro Perfetto a dicembre sempre del 2015 a Miano perché temeva che potesse parlare con gli investigatori dell’omicidio Cesarano. Anche il padre di Di Napoli, Aniello è stato ammazzato ad aprile scorso sempre a Miano perché andava in giro a fare domande su chi avesse ammazzato il figlio. Mancano all’appello altri tre. Sono gli altri che guidavano gli scooter. Carlo Lo Russo spiegando agli investigatori la fase preparazione della “stesa” partita da Miano ha spiegato: “erano comunque 4 motorini con due persone a bordo quindi un totale di 8 persone”. Uno era Mariano Torre. Gli investigatori hanno stabilito che ad esplodere  i 24 colpi sono state quattro armi e precisamentecome si legge nell’ordinanza: “…due pistole semiautomatiche calibro 9×21 IMI, marca Beretta mod. 98FS (o medesimo progetto costruttivo); un’arma da sparo in calibro 357 Magnum, presumibilmente a funzionamento semiautomatico; una pistola semiautomatica cal. 7,65 mm Browning.  A terra sul luogo della sparatoria furono repertati, sempre come si legge nell’ordinanza: “…12 bossoli cal. 9×21;• n. 5 bossoli cal. 9 mm Luger; • n. 2 bossoli recante la dicitura, sul fondello “357 magnum” • n. 2 bossoli cal. 9×21 s&b; • n.1 cartuccia inesplosa 357 magnum • n. 2 proiettili deformati”.I quattro arrestati sono accusati anche di di tentato omicidio pluriaggravato ai danni di Antonio Mazzarelli, Dario Mattei Dario, Giuseppe Ferraiuolo e Raffaele Bacio Terracino detto  Tartarella. I primi tre sono stati interrogati e intercettati e dai loro colloqui è emerso come tutti sapevano che era  stati “quelli di Miano”. Anche il padre di Genny Cesarano lo sapeva.

Antonio Mazzarelli, uno dei quattro che riuscirono a scampare miracolosamente alla pioggia di proiettli interrogato dalla polizia ha raccontato:

“...vi dico che quella sera da solo ed a bordo del mio ciclomotore marca Honda modello SH cc 300, non ricordo la targa, sono giunto in piazza S. Vincenzo alla Sanità, dopo che avevo cercato di mangiare un panino al pub “Pocho”, ma poiché la struttura stava chiudendo non ho potuto mangiare. Di fronte erano fermi in piazza, nei pressi della basilica di S. Vincenzo, i miei amici Gennaro, Dario e Giuseppe. Vedendoli, ho ritenuto opportuno fermarmi un pò da loro. Dopo circa cinque minuti , mentre ero fermo seduto sul mio scooter, ho notato provenire dal ponte di S. Vincenzo, due scooter, con a bordo delle persone, i quali vedendoci hanno iniziato ad aprire il fuoco nei nostri confronti. A ciò tutti i miei amici sono scappati, nel vicoletto adiacente la basilica, mentre io paralizzato dalla paura, mi sono chinato e ho cercato riparo dietro allo sterzo. Ho udito esplodere una miriade di colpi e soltanto dopo una decina di secondi, ho avuto il coraggio di mettere in moto il mio motorino e fuggire nello stesso vicoletto in cui i miei amici erano scappati. Ricordo perfettamente che mentre scappavo i killer continuavano a spararmi alle spalle. Sono sopravissuto solo per miracolo… ricordo che uno dei primi colpi sparati ha colpito il mio ciclomotore. Dopo che sono fuggito, sono andato a Materdei, nei pressi della metropolitana, dove ho incontrato alcuni amici miei e gli ho spiegato quanto mi era accaduto…ho appreso della morte di Genny Cesarano da un mio amico soltanto dopo una mezz’ora dal fatto tramite facebook.. non sono in grado di fornirvi i modelli ed i colori degli scooter, in quanto i fari degli stessi rendevano la visuale scarsa…”

 


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