“Anche i camion. Quello che volete, quello mi prendo”, ecco come agiva la banda dei cavalli di ritorno. IL VIDEO

“Hai visto come fai presto?”, diceva al telefono a uno dei ladri specializzati  Carmine Cerrone, detto ‘pezzotto’, il capo della banda dei “cavalli di ritorno” con sede nella 167 di Scampia sgominata questa notte dal blitz dei carabinieri su disposizione della Dda di Napoli. E il giovane senza scomporsi più di tanto replicava al capo: “Mi prendo tutto, anche i camion. Quello che volete, quello mi prendo”. “Nella sua abitazione abbiamo trovato soldi e targhe pulite che sono state usate per trasportare le auto da una parte della citta’ – ha spiegato il comandante provinciale dei carabinieri, Ubaldo del Monaco – un sistema collaudato che abbiamo stroncato”. Quattro persone sono attivamente ricercate dalle forze dell’ordine in quanto destinatarie dell’ordinanza di custodia cautelare eseguita dai Carabinieri nell’ambito dell’inchiesta della Procura di Napoli. L’operazione, denominata “Febbre da cavallo”, è culminata questa mattina nell’esecuzione dell’ordinanza emessa dal gip di Napoli nei confronti di 43 persone, indagate a vario titolo per associazione per delinquere, furto, rapina, ricettazione, riciclaggio di veicoli a motore ed estorsione. In particolare, 19 indagati sono stati sottoposti alla custodia in carcere, 10 agli arresti domiciliari di cui 6 con il braccialetto elettronico, 14 sono stati sottoposti al divieto di dimora nella regione Campania. Altre 4 persone, destinatarie del provvedimento, sono attivamente ricercate.Le indagini hanno consentito di individuare una “holding criminale” con base operativa nel quartiere Scampia, luogo di residenza del capo dell’organizzazione che si trovava agli arresti domiciliari e gestiva il business del mercato nero dell’intera area nord di Napoli e provincia dei veicoli a motore di provenienza delittuosa. L’organizzazione, secondo quanto riferito dagli investigatori, aveva la base a Scampia anche se diversi provvedimenti sono stati eseguiti nei comuni di Afragola, Melito, Grumo Nevano e Casavatore.

Le indagini hanno preso il via ad aprile dello scorso. E per mesi i carabinieri hanno ricostruito l’attività dell’organizzazione con intercettazioni e pedinamenti. Dopo il furto o la rapina le vittime venivano contattate. E pagavano delle somme di denaro – c’era un vero e proprio tariffario a seconda dell’auto rubata – per poter tornare in possesso dei loro beni. Ma c’era anche chi individuato il “referente di zona” dell’organizzazione andava a pagare. Per alcuni è scattata la denuncia per favoreggiamento personale. La vera e propria “azienda concessionaria plurimarche”, così la definisce il procuratore aggiunto Vincenzo Piscitelli, produceva un fatturato illecito di svariate centinaia di migliaia di euro, considerato l’elevato numero di veicoli trattati dagli indagati. “Solo una persona ha raccontato di essere stata contattata dalla banda, gli altri no”, spiega Nunzio Fragliasso, procuratore aggiunto e capo dell’uffio napoletano dopo il pensionamento di Giovanni Colangelo. “Questo fornisce ancora piu’ valore all’attivita’ dei carabinieri che hanno pedinato e intercettato la banda”, aggiunge. Nel corso delle indagini i militari della stazione dei Carabinieri Quartiere 167 hanno trovato circa 50 auto e moto provento di furto o rapina, restituendoli alle persone offese, la maggior parte dei quali anziani, donne e giovanissimi. Complessivamente sono state accertate oltre 100 fattispecie di reato.

 


Articolo precedenteL’Oscar della gaffe a La La Land, l’imbarazzo di una statuetta sbagliata
Articolo successivoCamorra: spariti 400 alberi di mele annurche dai terreni confiscati al clan Moccia