Armi alla Libia, la Fontana: “Tofalo aveva organizzato un convegno tra i 5Stelle e l’ex premier Khalifa”

ì Il deputato del M5s e componente del Copasir Angelo Tofalo ‘si era impegnato a organizzare un convegno a Roma al quale erano stati invitati l’ex premier islamista del dissolto governo di salvezza nazionale libico Khalifa Ghwell e diversi esponenti di fazioni libiche. Al convegno, che avrebbe dovuto svolgersi il 26, 27 e 28 novembre 2016, avrebbero dovuto partecipare anche alcuni esponenti di vertice del M5s come Di Maio e Di Battista. E’ quanto ha dichiarato al pm della Dda Anna Maria Fontana la 63enne di San Giorgio a Cremano arrestata insieme al marito, Mario Di Leva, detto Jafaar dopo la conversione all’Islam, con l’accusa di aver fornito armi alla Libia e all’Iran, Paesi nei cui confronti vige l’embargo dell’Ue. Il convegno, ha spiegato la donna durante l’interrogatorio del 13 febbraio (depositato agli atti del Riesame) davanti al pm Maresca – che conduce l’inchiesta coordinata dal procuratore aggiunto Borrelli – saltò dopo un messaggio whatsapp che gli avrebbe inviato lo stesso Tofalo: ‘Abbiamo uno stop’.

A dire della Fontana l’incontro Romano doveva servire ‘a impostare un rapporto di cooperazione e sicurezza tra l’Italia e la Libia’. Dichiarazioni che sono al vaglio degli inquirenti della Dda partenopea che indagano sul traffico internazionale di armi. Khalifa – evidenziano fonti investigative – era a capo di un governo non riconosciuto dall’Italia e in aperta ostilità al governo riconosciuto legittimo dal nostro Paese. Nel corso degli interrogatori che si sono svolti dopo gli arresti, la coppia di coniugi ha detto di aver avuto rapporti in passato con esponenti dei servizi, come Pollari e De Donno, tanto che la Fontana fu cooptata grazie alle sue relazioni con gli ambienti iraniani per tentare di liberare due soldati israeliani che erano stati rapiti. I due hanno negato di aver trafficato armi, sostenendo di aver truffato sia i libici sia gli iraniani (hanno detto di aver fatto arrivare a questi ultimi tonnellate di pasta invece degli armamenti pattuiti). Circostanze che non avrebbero convinto gli inquirenti che si opporranno presumibilmente alla richiesta di scarcerazione. ‘Qualche giorno prima di Ferragosto 2016 fui contattata attraverso whatsapp da Khalifa Al Guen (così trascritto, ndr) il quale mi chiese di raggiungerlo e ci vedemmo a Malta. Io arrivai il 14 agosto e soggiornai presso il Grand Hotel di La Valletta. Dopo un paio di giorni che non avevo notizie di Khalifa, costui mi contattò sempre tramite whatsapp chiedendomi di raggiungerlo a Istanbul e mi inviò i biglietti aerei’. In Turchia il leader libico le avrebbe chiesto ‘di aiutarlo a trovare un canale di comunicazione italiano affidabile attraverso il quale riuscire a far capire all’Italia e al mondo occidentale quale fosse la reale situazione della Libia e iniziare una cooperazione con l’Italia unificando le varie forze libiche all’epoca in contrasto’. Ha poi raccontato di aver incontrato l’indomani all’aeroporto una attivista del M5s anche lei in attesa del volo per NAPOLI: in quella occasione ‘le raccontai genericamente della vicenda chiedendole la possibilità di incontrare qualche giornalista che potesse aiutarmi a fare quell’intervista. Dopo qualche giorno lei mi chiamò dicendomi di aver organizzato un incontro con l’on. Tofalo componente del Copasir all’hotel Terminus di Napoli’. Il parlamentare – ha aggiunto – si sarebbe detto disponibile a una intervista a Khalifa. Si fissò dunque un incontro a Istanbul. Con il parlamentare si recarono quindi nella città turca dove dopo due giorni incontrarono l’esponente libico. ‘L’on. Tofalo si presentò come deputato del M5s e componente del Copasir’. Il deputato la rassicurò dicendo di aver informato le autorità italiane sull’incontro. Una volta in Italia si pensò di organizzare il convegno a Roma che tuttavia saltò. ‘Dopo una notte insonne mi decisi di trovare una scusa con Khalifa e gli scrissi che per ragioni di sicurezza eravamo costretti a spostare il convegno’.


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