Macelleria criminale ad Afragola: Ferrara e Rosciano fatti a pezzi quando erano ancora vivi. LE INDAGINI

Uccisi come nelle peggiori scene del sequel Hannibal dei canali TVCrime oppure nelle violente esecuzioni viste al cinema in Pulp Fiction. Eh, si. Perchè secondo gli investigatori Luigi Ferrara e Luigi Rusciano sarebbero stati fatti a pezzi quando erano ancora in vita. Una fine orrenda e straziante. Roba da macelleria criminale: sarà l’autopsia a dire se è così. Ma dai primi esami esterni dei pezzi di corpo trovati nella buca in quel campo incolto di Località Ferrarese, alla periferia di Afragola sembra proprio di si. Da una prima ispezione esterna dei corpi non sono stati trovati fori di proiettili e nemmeno ferite da taglio sulle parti di cadavere, che all’esame sul posto non presentavano nemmeno i segni di una marcata decomposizione. Quindi la loro morte sarebbe avvenuta da qualche giorno e non il 31 gennaio quando sono scomparsi. Probabilmente chi li ha sequestratI e poi successivamente uccisI era con loro nella Fiat Idea trovata nei primi giorni di febbraio in un parcheggio a pagamento sempre ad Afragola. Deve essere stata portata li da qualche complice. In auto la polizia rinvenne alcune tracce di sangue e poi i teleffoni cellulari e le carte di identità delle due vittime. Un segnale preciso lasciato alle famiglie e agli investigatori. Quello cioè di far capire che ai due era capitato, o come in questo caso stava per capitare, qualcosa di brutto. Le ricerche sono continuate per giorni seguendo la pista della lupara bianca poi ieri pomeriggio la svolta grazie a una “soffiata” anonima arrivata al centralino del commissariato di Afragola. E i poliziotti dopo aver cominciato a scavare nel punto indicato nella soffiata si sono trovati di fronte a quel macabro spettacolo.

Gli ipotizzano che il duplice macabro omicidio sia da mettere in relazione alla nuova guerra di camorra in atto a Nord di Napoli tra le nuove leve degli Scissionisti e la Vinella-Grassi e all’arresto di Pietro Caiazza, avvenuto nel rione Salicelle di Afragola, e Ciro Mauriello, arrestato a Melito, ritenuti elementi di primo piano del clan Amato-Pagano, arrestati dai carabinieri di Castello di Cisterna il 26 gennaio, vale a dire cinque giorni prima della scomparsa di Luigi Ferrara e Luigi Rusciano. Caiazza, meglio noto come Pierino, è zio di ben tre collaboratori di giustizia (Antonio, Paolo e Michele Caiazza) e sarebbe entrato in contrasto con i vertici del cartello egemone su Melito-Mugnano. Per questo sarebbe ritornato ad Afragola, dove a luglio scampò a un attentato mentre percorreva a bordo di una potente Mercedes, che fu colpita da una trentina di proiettili. Secondo quanto emerso, Pietro Caiazza, che aveva retto le piazze di spaccio di Melito su incarico diretto di Rosaria Pagano, finita in manette lo scorso 16 gennaio insieme ad altri tredici affiliati, dopo quell’attentato aveva deciso di mollare il traffico di stupefacenti e tornare a fare quello che sapeva fare meglio: il contrabbandiere di sigarette su larga scala. E per rimettere in piedi una rete adeguata si sarebbe rivolto a Luigi Ferrara per la zona a nord di Napoli e a Luigi Rosciano per tutto l’agro giuglianese. Il suo arresto ha mandato in fumo il progetto del contrabbando e forse deciso la sorte dei due brokers.

Una famiglia segnata da morti violente, quella di Luigi Ferrara, scomparso insieme a Luigi Rusciano il 31 gennaio scorso. Suo fratello Angelo, uno dei primi pentiti del clan Moccia, che con le sue dichiarazioni fece condannare una decina di affiliati, si tolse la vita nel carcere di Carinola il 16 luglio del 2012. Un anonimo scrisse di fronte al cimitero di Casoria dove è seppellito: “Sei vissuto da infame e sei morto da carogna”.

 


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