Torre Annunziata, aiutò il boss Aldo Gionta nella fuga verso Malta: torna libero il giovane ras

Clan del Terzo sistema di Torre Annunziata, il tribunale del Riesame scarcera uno dei presunti affiliati.
Si tratta di  Giuseppe Lombardo, 25 anni,  tornato in libertà, dopo l’accoglimento dell’istanza presentata dai suoi difensori di fiducia, gli avvocati Giovanni Tortora e Gaetano Rapacciuolo. Dunque, annullata l’ordinanza ai domiciliari, torna a piede libero, in attesa di sviluppi sulle indagini. Lombardo, tra l’altro, era già noto alle forze dell’ordine. Due anni fa, infatti, fu arrestato a Pozzallo, in Sicilia, in compagnia di Aldo Gionta, il boss poeta, durante il suo tentativo di latitanza a Malta. Si stavano imbarcando, quando entrarono in azione i carabinieri e li arrestarono, insieme a due donne. Dopo il carcere e i domiciliari, Lombardo si sarebbe av- vicinato al gruppo guidato da Sperandeo e che non farebbe più parte del clan Gionta. Un “cambiamento” che racconta gli equilibri camorristici instabili che in questo momento ci sono a Torre Annunziata. Pochi giorni prima di Natale, Lombardo era finito in manette nel blitz condotto dagli agenti della Polizia di Stato del Commissariato di Torre Annunziata, guidati dal primo dirigente Vincenzo Gioia e dal vicequestore Elvira Arlì, eseguirono tre ordinanze di custodia cautelare. In carcere finì Luigi Sperandeo, 24 anni, considerato tra i capi del terzo sistema, mentre ai domiciliari sia Lombardo che il 23enne Vincenzo Della Ragione, entrambi ritenuti tra le fila del nuovo gruppo camorristico che sta fronteggiando i Gionta e Gallo-Cavalieri nella gestione del malaffare a Torre Annunziata.
Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, Lombardo faceva parte di un gruppetto che stava seminando il panico nel rione Provolera. Le indagini sono scaturite da un grave episodio intimidatorio verificatosi a fine marzo 2016, quando furono esplosi numerosi colpi d’arma da fuoco contro il portone di un’abitazione di un pre- giudicato, che secondo gli inquirenti non aveva pagato una partita di droga al “terzo sistema”.
L’attività investigativa, svolta in un clima estremamente ostile ed omertoso, ha consentito di accertare l’esistenza del gruppo criminale capace di estendere l’attività estorsiva anche ad altri malviventi generalmente dediti a crimini minori. Le estorsioni hanno quindi avuto spesso la forma di vere e proprie rapine innescando una spirale di notevole violenza.

 Monica Barba


Articolo precedenteScampia tenta di accoltellare la convivente per 20 euro: arrestato
Articolo successivoCamorra: “Ho visto sparare al boss”, il racconto completo del pentito sull’omicidio di Pierino Esposito