Camorra, omicidio del fratello del boss a Terracina: assolto il fuochista di Capodichino

Assolto con formula piena.I giudici hanno ragione alla tesi di Raffaele Iavazzi, il fuochista 33enne, incensurato, di Calata Capodichino, arrestato a febbraio del 2013, perché accusato di favoreggiamento nei confronti dei killer del defunto ras Gaetano Marino “moncherino”, ammazzato a Terracina il 23 agosto del 2012. L’uomo non vide chi fece fuoco contro il fratello di Gennaro “Makkei”, boss degli Scissionisti di Secondigliano. La fine di un incubo per il fuochista che si è sempre professato innocente e che nonostante il gip poco dopo il suo arresto avesse annullato l’ordinanza di custodia cautelare era finito sotto processo per favoreggiamento aggravato dalle finalità mafiose.

Raffaele Iavazzi, come ricorda Il Roma, che in un primo momento era stato accusato di essere lo “specchiettista” dell’omicidio, per poi capire che si era trovato su quella spiaggia di Terracina per caso nello stesso periodo in cui c’era anche Marino, ha sempre dichiarato di non aver visto chi aveva sparato, anche se poi le intercettazioni telefoniche lo hanno incastrato. «Devo fare il matrimonio alla persona che ha fatto il fatto a Gaetano» diceva ad un amico in una tele- fonata intercettate dagli “007” laziali il 7 settembre del 2012, a pochi giorni dall’omicidio di Terracina. E il fuochista di Calata Capodichino, che era con la vittima pochi istanti prima dell’ag- guato, aveva già detto agli investigatori di non aver visto chi avesse sparato a Marino: «Ho visto solo un’ombra scura» aveva dichiarato.
E a quel matrimonio, dove lo sposo era uno dei due killer del boss, Iavazzi ci andò, tra otto-bre e novembre 2013, organizzando anche un bello spettacolo pirotecnico. Secondo gli inquirenti Iavazzi temeva per la sua vita e lo aveva riferito anche a un am co, il quale, nel corso di un’altra telefonata, avendo intuito di cosa si trattasse, gli aveva chiesto: «Hai visto qualcuno che non dovevi vedere a Terracina?». E il 31enne risponde parlando di uno “scuro di pelle e corto”. Tutti elementi che messi insieme avevano portato ad arrestarlo con accuse gravissime.E invece la difesa è riuscita a dimostrare che non ci sono prove contro il suo cliente che è riuscito a mettere la parola fine ad una vicenda dramma- tica che per fortuna di Iavazzi ha visto trionfare la verità.

Secondo i pentiti Gaetano Marino, fratello di Gennaro detto Makkey uno dei “senatori” del clan Di Lauro che nel 2004 si scisse da gruppo di Cosimo scatenato la guerra del 84 morti fu ucciso da un commando di killer partito da Napoli e aveva attirato il ras in trappola con un finto appuntamento. Secondo il pentito Pasquale Riccio: “Sono stati Arcangelo Abbinante e Giuseppe Montanera». Così ha riferito ai pm della Dda di Napoli che stanno ricostruendo, in collaborazione con quella di Roma, di conoscere i nomi e le fasi organizzative dell’omicidio. Lo fa quando parla del delitto di Modestino Pellino, capoclan dei Moccia ammazzato a Nettuno. I killer volevano usare lo stesso appartamento che avevano usato i sicari di Pellino, ma poi si decise di virare su un’altra casa.

 

(nella foto gli investigatori sul luogo dell’omicidio e nei riquadri da sinistra il fuochista assolto Raffaele Iavazzi e la vittima, Gaetano Marino “moncherino)


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