Consip, Pd contro Pd: Tiziano Renzi convoca l’assemblea del partito a Rignano. Speranza invoca le dimissioni di Lotti

Rignano sull’Arno. E’ un segretario eccellente quello del circolo del Pd di Rignano Sull’Arno, in provincia di Firenze. E’ Tiziano Renzi, babbo dell’ex premier, che nel pieno dello scandalo Consip ha convocato del Partito Democratico.  “All’odg aggiornamenti”, è scritto a mano, con un pennarello nero e siglato ‘TR’, in un foglio attaccato ieri dal padre dell’ex premier Matteo Renzi. Secondo alcuni rignanesi l’assemblea era stata convocata, alle 21.15, per un bilancio delle iscrizioni al partito e in preparazione delle primarie del 30 aprile prossimo. Ma non è possibile escludere che Tiziano Renzi arrivi con qualche sorpresa dopo l’avviso di garanzia per la vicenda Consip. Tre anni fa, il 18 settembre 2014, due giorni dopo essere stato raggiunto da un avviso di garanzia arrivato dalla procura di Genova con l’accusa di bancarotta fraudolenta per il fallimento di una sua società la Chil Post, utilizzata per la distribuzione di giornali e campagne pubblicitarie (inchiesta poi archiviata), Tiziano Renzi si dimise da segretario del Pd di Rignano e venne sostituito da Alessio Bonciani. Nell’agosto scorso l’assemblea degli iscritti al Pd, subito dopo l’archiviazione dell’inchiesta, gli chiese all’unanimità di tornare a guidare il partito, incarico che lui accettò. Ecco perchè qualcuno non esclude che domani sera possa fare un gesto simile a quello del 2014. La situazione generale, però, “è diversa”, fanno notare a Rignano dove il sindaco Daniele Lorenzini ha già annunciato l’intenzione di candidarsi ancora a sindaco ma con una lista civica, fuori dal Pd.

Lo scandalo Consip sta assillando il Pd e mentre il premier Paolo Gentiloni, ospite da Pippo Baudo a Domenica In conferma la fiducia al Ministro Lotti, proprio il babbo del Ministro da Firenze rompe il silenzio e fa quadrato intorno al figlio. “C’è stato un membro del Governo, il ministro Lotti, che ha ricevuto un avviso di inizio indagini a dicembre. La sua posizione non è cambiata da allora, la mia fiducia nei suoi confronti rimane immutata”. Ha detto Paolo Gentiloni. “Io leggo indiscrezioni sui giornali da giorni – attacca – ma la notizia che riguarda il ministro è di due mesi fa e non si capisce perché oggi si chieda una mozione di sfiducia. Non possiamo neanche arrenderci all’idea che un avviso rompa la regola della presunzione di innocenza, che deve valere anche per un ministro”. La cosa cruciale, per il presidente del Consiglio, è fare presto: “Si faccia chiarezza – dice – perché la Consip serve al Paese per ridurre la spesa, concentrando gli appalti ed evitando che ogni singola amministrazione pubblica si faccia i suoi. Ci ha consentito di risparmiare molti soldi. Se in questa roba si inseriscono elementi di corruzione è molto grave e mi auguro che questo la magistratura ce lo dica il prima possibile”. Una sponda all’esecutivo sulla mozione di sfiducia presentata dal Movimento 5 stelle arriva da Forza Italia, che non la voterà. “Sono e rimango un garantista – dice Silvio Berlusconi in una intervista a Il Tempo – anche quando le vicende riguardano un avversario politico. Il principio della presunzione di innocenza per me vale nei confronti di chiunque. Lo ripeto ancora una volta, non condivido l’utilizzo della giustizia come strumento di lotta politica. Voglio anche ricordare che, al di là di ogni considerazione sul caso specifico del ministro Lotti, Forza Italia non ha mai votato la sfiducia”. “Noi non siamo come loro, ricordo Franceschini su Bondi, noi invece su Lotti non partecipiamo al voto”, puntualizza Renato Brunetta. E persino da Umberto Bossi arriva un inaspettato atto di solidarietà: “E’ un po’ organizzato, puzza di organizzato – dice a margine di un convegno a Milano -. Quando qualcuno non serve più agli interessi del centralismo lo tirano giù”. Attacchi arrivano invece dal fronte della sinistra. Lotti “per me si deve dimettere. Delle pene nei processi si occupano i magistrati. Noi affrontiamo il dato politico: serve un segnale di rigore, per questo Lotti faccia un passo indietro”, dice Roberto Speranza, ex capogruppo Pd alla Camera, oggi transitato al Movimento democratico e progressista. “Di fronte alle vicende giudiziarie serve il massimo del garantismo – ammette – e vale la presunzione d’innocenza, prevista dall’articolo 27 della Costituzione. Questa storia, però – sottolinea – sta scuotendo l’opinione pubblica. Esiste un tema di opportunità politica: la concentrazione enorme del potere in una ventina di chilometri, da Rignano a Firenze. È qualcosa che lascia sgomenti”. Si ferma a metà strada Michele Emiliano, sfidante di Matteo Renzi per la guida del Pd, che però tira in mezzo anche il guardasigilli Andrea Orlando. “Il ministro Orlando, sul caso Consip si trova in una situazione potenziale di conflitto d’interesse. E’ una persona onesta e mite, l’idea della discesa in campo in questa vicenda complessa è ad altissimo rischio di conflitto d’interesse istituzionale”. “Non chiedo – dice Emiliano – né le dimissioni di Lotti né di Orlando ma ciascuno deve tutelare la sua funzione istituzionale, il governo e il paese di cui fa parte. E’ bene che decidano loro” se dimettersi o meno. 

Ma a fronte degli attacchi della sinistra del Pd arrivano gli applausi in aula per Luca Lotti all’assemblea congressuale del Pd a Montelupo Fiorentino, alla presenza di Piero Fassino. Applausi che hanno portato il sindaco del paese, Paolo Masetti, a messaggiare direttamente a Lotti per segnalargli il fatto e ricevere, da lui, il ‘mandato’ di rilasciare ai presenti un “grazie commosso”. C’era invece, il padre del ministro, Marco Lotti: “Speravo che ce la facesse a venire, ma non ce l’ha fatta, era impegnato con la famiglia”, dice ancora turbato per come anche a lui era arrivata la notizia. Sapere da un organo di informazione che indagano su tuo figlio, senza che gli sia arrivato alcun avviso di garanzia, è grave. “Vorrei fare capire cosa significhi essere al centro di una gogna mediatica: stanno legando una cosa a un’altra. Io mi sono sempre considerato un garantista e la verità deve venire fuori, non si può attaccare uno perché si è alzato una mattina, forse guidato da altri, dicendo ‘Tizio mi ha detto che…'”, spiega Marco Lotti. Tra le tante parole di solidarietà, e gli abbracci ricevuti stamani, Marco Lotti, dirigente della Banca di Cambiano, in alcuni momenti si è lasciato andare alla commozione. Lo stesso Fassino è intervenuto con parole decise, quasi una risposta agli scissionisti e in particolare a Roberto Speranza: “Penso che il ministro Luca Lotti, che io conosco e reputo una persona perbene, abbia diritto come tutti i cittadini italiani a essere riconosciuto innocente fino a prova contraria quindi non c’è nessuna ragione per cui si debba dimettere”, ha detto l’ex ministro della Giustizia ed ex sindaco di Torino prima di iniziare l’incontro al quale erano presenti molti sindaci di zona e il segretario Pd Toscana, il deputato Dario Parrini. “Luca di per sé è tranquillo, noi un po’ meno”, ha proseguito Marco Lotti. “Anche io sono un babbo, ma credo di non essere minimamente messo allo stesso pari di altri babbi. Io sono un babbo che lavora dalla mattina alla sera, impegnato nel volontariato da sempre”, ha aggiunto senza però paragoni con Tiziano Renzi, il babbo dell’ex premier Matteo, anche lui indagato nelle inchieste condotte dalle procure di Roma e Napoli. Di una cosa Marco Lotti è certo: “La verità verrà fuori, e non mi interessa se verrà messa in 28esima pagina. Mi interesserebbe piuttosto che chi sparla poi venisse veramente punito. Chi volutamente dice menzogne o bugie, dovrà essere ripagato con la stessa moneta”.

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