Camorra, i pentiti: “Il clan Amato-Pagano chiese la restituzione degli investimenti e Mario Avolio rischiò la vita”

Il boss Cesare Pagano aveva intenzione di fuggire all’estero prima della sua cattura e per questo aveva chiesto a Mario Avolio, ‘o ciurar di rientrare di tutti gli investimenti immobiliari fatti per potersi assicurare una latitanza tranquilla oltre confine. Lo hanno raccontato pentiti di primo piano come Carmine Cerrato “takendò”, Antonio Accurso, Antonio Leonardi e Pasquale Riccio. Secondo il loro racconto c’è stato anche un momento di fortissima frizione con Mario Avolio che in quel periodo ha rischiato grosso. Era il periodo della latitanza di Cesare Pagano (maggio 2009-luglio 2010), il quale temendo di essere catturato, ed avendo, comunque l’intenzione di fuggire all’estero, decideva di chiudere i rapporti di affari con i vari imprenditori di riferimento, tra i quali ancheMario ‘o ciurar, chiedendo la restituzione dei capitali investiti. Contemporaneamente analoga richiesta fu avanzata da “Zia” Rosaria Pagano, per gli investimenti del figlio Carmine, all’epoca anch’egli latitante.
E’ evidente che, di fronte a queste “intimazioni di pagamento” Avolio si è trovato in una posizione estremamente delicata dovendo necessariamente trovare fonti immediate e sicure di
guadagno.  Indicative in questo senso sono le dichiarazioni fornite agli investigatori dal pentito Giovanni Leonardi: ” ho, però, saputo da mio cugino Giuseppe Leonardi che  il suocero Mario il fiorario  aveva contatti con gli Amato. Mio cugino mi ha detto che Mario aveva un ·debito con gli Amato-Pagano, di cui scontava 30 mila euro al mese… questo debito aveva origine nell’attività di costruttore di Mario “il fioraio” cioè aveva costruito delle villette, mi sembra verso Baia Verde, dove lui stesso le ha per gli Amato-Pagano. Il patto prevedeva che lui doveva vendere queste ville, per ia cui costruzione aveva avuto i soldi dagli Amato-Pagano… poiché non le aveva vendute gli Amato-Pagano rivolevano in restituzione i soldi, che lui scontava a 30 mila euro al mese. Mi disse mio cugino che il suocero per recuperare soldi riprese a vendere la droga per gli Amato-Pagano, cosa che aveva già fatto passato, quando ancora c’era Lello Amato.
La droga, come dettomi da mio cugino, Mario “il fioraio” la prendeva da un certo Turam, ovvero Francesco Ferro, loro affiliato…”. Poi Cesare Pagano fu arrestato a Licola il 10 luglio del 2010. E da quel momento tutto cambio anche per Mario Avolio.

 Antonio Esposito

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