“Il segno distintivo dell’uomo è la mano, lo strumento col quale fa tutto ciò che è male”. Orwell preso in prestito da Vincenzo Benvenuto, avvocato salernitano col piacevole vizio della buona scrittura, per fornire qualche indizio ai curiosi. Le dita del Comandante, per Echos Edizioni, è un viaggio folle dal doppio itinerario, che mette assieme animo umano e mappe geografiche, visioni tra reale e immaginario, tragedie del passato e necessità di investigare il presente. Storia di un uomo che impugna un’arma troppo grande per essere confinata nell’ alveo di un cuore. Adriano, brillante giornalista ancora tormentato dal demone di un’assenza che si ostina a suggerire connessioni (il padre morto suicida), avrà facoltà di scendere nel sottosuolo dell’umanità, roba marcia che ha contaminato il passato e rischia di corrodere il presente. Toccherà a lui dare un senso ad una macabra ritualità, al rosario di sangue che colora la sua penna in missione speciale. Fino a quando, agli artigli sanguinanti del “mostro” si opporranno le dita del Comandante: le sole in grado di indicare la direzione per la comprensione, fino alla catarsi con tanto di articolo sul giornale. Benvenuto fa centro, con una storia non semplice – anzi articolata – ma in grado di tener viva l’attenzione del lettore dall’inizio alla fine.