Superga e il Grande Torino: “Eroi immortali”

“Gli eroi sono sempre immortali agli occhi di chi in essi crede. E cosi’ i ragazzi crederanno che il Torino non e’ morto: e’ soltanto in trasferta”. Cita Indro Montanelli, che cosi’ ricordava la tragedia di Superga, la sindaca di Torino Chiara Appendino. In occasione dell’anniversario dell’incidente aereo in cui 68 anni fa persero la vita capitan Mazzola e compagni, la prima cittadina ha reso omaggio al Grande Torino depositando una corona di alloro sulla lapide che ricorda le vittime. Con lei era presente l’assessore comunale allo Sport, Roberto Finardi. “Aggiungo inoltre tutta la mia solidarieta’ ai tifosi del Torino – ha scritto la Appendino su Facebook – per le vergognose scritte comparse sulla strada verso Superga l’altra notte. Un’offesa non solo per i tifosi granata, ma per tutti coloro che si riconoscono nei valori sportivi del rispetto e della solidarieta’. Ci siamo immediatamente mossi per coprire quello scempio e ringrazio tutti gli uffici che in tempi brevissimi e con un intenso lavoro hanno portato a termine l’intervento”.

“Ricordare e’ un dovere di tutti. Il Grande Torino ha rappresentato per l’Italia, non solo calcistica, un simbolo di passione e riscatto allo stesso tempo. E’ motivo d’orgoglio per tutti i tifosi di calcio: ha fatto sognare e piangere, incarnando valori sportivi sempre attuali”. Queste le parole del presidente della Figc, Carlo Tavecchio, nel giorno dell’anniversario della tragedia di Superga. Il 4 maggio del 1949, di ritorno da Lisbona dopo un’amichevole con il Benfica, l’aereo con a bordo la squadra granata si schianto’ sul muraglione della Basilica di Superga: furono 31 le vittime e fini cosi’ la favola del Grande Torino, vincitore di cinque scudetti consecutivi e tra le squadre piu’ forti di tutti i tempi, i cui giocatori erano la colonna portante della Nazionale italiana. 

 “Onore a voi campioni del Grande Torino, in eterno, e siano perdonati coloro che si macchiano di atti inqualificabili, come deridervi o mancarvi di rispetto ancor oggi che sono passati quasi 70 anni”. Gianluigi Buffon definisce, in un lungo post su Facebook, “più morti dei morti” gli autori delle scritte infami che deridono i morti del Torino sulla strada che porta alla Basilica. “I morti sono morti e non rompono i c… a nessuno. Vanno lasciati in pace e vanno rispettati, fossero anche i nemici ed i rivali più acerrimi che uno possa avere. Perché i morti hanno mogli, figli e nipoti e dar loro una seconda atroce sofferenza, oltre quella che hanno già patito, è disumano”. “Quando si scrivono frasi indecorose o inopportuni striscioni, probabilmente senza piena consapevolezza, si è più morti dei morti”. Poi aggiunge: “Mi provoca ribrezzo e rabbia sentire torturare ancor oggi i nostri 39 angeli dell’Heysel: non macchiamoci delle stesse colpe. Siamo uomini. Dobbiamo distinguerci se vogliamo seminare qualcosa di duraturo e costruttivo per l’umanità che arranca. Non accontentiamoci d’essere mediocri e vili solo per rifarci di uno sgarbo subito”. Infine l’appello: “Tifosi della Juve, fatemi essere veramente orgoglioso di voi perché se pensiamo e crediamo davvero che lo stile Juve rappresenti e indichi dei valori meritevoli ed assoluti che ci caratterizzano, non è concepibile profanare e violare la sensibilità di chi ha sofferto e soffre ancora: non insudiciamo affetti, sentimenti e ricordi”.


Articolo precedenteScambio di voto politico-mafioso: trovate le prove negli smartphone dell’Ad di Scafati Sviluppo
Articolo successivoLicenziato per assenteismo: era in carcere da tre mesi