Luigi Marroni conferma: venni informato dal generale dei carabinieri, Emanuele Saltalamacchia (comandante della Regione carabinieri Toscania) e dal ministro Luca Lotti delle indagini su Consip e delle microspie sistemate nel mio ufficio. Era quanto aveva gia’ dichiarato a caldo ai pubblici ministeri di Napoli, che lo fecero interrogare appena appreso che le microspie piazzate dagli agenti della Guardia di Finanza e dai carabinieri del Noe erano state neutralizzate da una “bonifica” disposta dallo stesso Marroni. Adesso quelle dichiarazione sono state ribadite ai pubblici ministeri romani Paolo Ielo e Mario Palazzi, che gia’ avevano iscritto al registro degli indagati, per concorso in rivelazione di segreti d’ufficio, Luca Lotti ed Emanuele Saltalamacchia e con loro anche il comandante generale dei carabinieri Tullio Del Sette.
Ovviamente il nuovo interrogatorio di Marroni, che resta amministratore delegato di Consip, e’ stato segretato ma secondo fonti accreditate, il quadro accusatorio che i pm di Napoli hanno trasmesso a Roma per competenza, ne uscirebbe non solo confermato ma anche aggravato da ulteriori dettagli. Ed e’ un quadro devastante, dal punto istituzionale, visto che nell’informativa della Guardia di Finanza si faceva riferimento al fatto che “informazioni riservate erano oggetto di conversazioni nelle stanze della Presidenza del consiglio dei ministri” al punto, citiamo testualmente, che appariva “allarmante la facilita’ con cui queste informazioni, che dovrebbero essere caratterizzate da assoluta segretezza, erano, di fatto, diventate oggetto di conversazioni nei ministeri quasi alla stregua di chiacchiere da bar”.
Ora i pm Ielo e Palazzi sono alla ricerca delle “talpe” in divisa che, tradendo la consegna, informarono dell’inchiesta uomini di governo ed amministratori della Consip. Una indagine resa ancora piu’ difficile dalla scarsa collaborazione che sarebbe venuta dai vertici del Noe, da qui l’accusa di “depistaggio” per il colonnello Sessa, vicecomandante dei carabinieri del nucleo che in passato era stato diretto dal colonnello Di Caprio (Ultimo) poi passato ai servizi segreti dell’Aise. Fatale un messaggio che Sessa ricevette dal capitano Scafarto il 9 agosto dello scorso anno: “Signor colonnello, sono due giorni che io penso continuamente a queste intercettazioni e alla difficolta’ di portare avanti queste indagini con serenita’. Credo che sia stato un errore parlare di tutto con il capo attuale e continuare a farlo. La situazione potrebbe precipitare con la fuga di notizie”.
E’, in effetti, quanto poi regolarmente accaduto. Da qui l’importanza per quel messaggio che era stato pero’ sottratto dalla cognizione dei magistrati inquirenti cosi’ depistandone il lavoro e proteggendo i responsabili della fuga di notizie verso Consip e Palazzo Chigi. Non e’ la sola “stranezza” al centro delle nuove indagini di Ielo e Palazzi. Un altro episodio che vede protagonista, sia pure quale vittima, il ministro Luca Lotti viene oggi rivisitato anche per via della sovrapposizione temporale che lo lega alla svolta nelle indagini sui presunti appalti truccati in Consip. Siamo al 26 novembre scorso, due mesi dopo la fuga di notizie ed un mese prima della decisione di mettere le microspie nella stanza di Marroni. Luca Lotti scende a Napoli per partecipare ad un incontro con dirigenti del Pd in vista del referendum sulla riforma costituzionale.
Lotti sceglie di muoversi senza tutela e usando la sua vettura privata, una Audi4. Ma mentre lui partecipava all’incontro con gli amministratori del Pd all’istituto Don Bosco in via Doganella, misteriosi ladri prendevano di mira la sua macchina e, dopo averne sfondato il finestrino posteriore, portavano via dall’abitacolo uno zainetto e un tablet. A Lotti non restava che sporgere regolare denuncia, precisando che nello zaino non vi erano oggetti di valore ma solo effetti personali. Il giorno seguente gli stessi carabinieri, recuperavano un mazzo di chiavi e i documenti personali che erano nello zainetto di Lotti. Nessuna traccia, invece, ne’ dello zainetto e ne’ del tablet. “Sono cose che succedono e non solo a Napoli”, minimizzo Lotti intervistato dai cronisti locali. Non la pensava allo stesso modo il segretario regionale del Pd Campania, Assunta Tartaglione, che invece dettava alle agenzie: “E’ inquietante che, tra tante auto li’ presenti, sia stata danneggiata quella del sottosegretario, non vorremmo che si sia trattato di un atto premeditato”. Una ipotesi che oggi viene condivisa anche dagli inquirenti.