Castellammare. Il piccolo Mattia morì per una bronchite: il GIP riapre il caso

Per i medici nominati dal PM è possibile morire, dopo appena 50 giorni dalla nascita, di bronchite. A fare ulteriore luce su questo caso, che era prossimo all’ archiviazione, è Rosa de Ruggiero del Tribunale di Napoli che ha praticamente riaperto il caso del piccolo Mattia Ruocco, il bimbo di Castellammare morto il 20 marzo 2015 al Monaldi di Napoli dopo un vero e proprio calvario passato prima attraverso il San Leonardo e il Santobono. E così il GIP boccia la scelta del PM compiuta nello scegliere i profili dei medici per l’autopsia: uno specialista in pediatria ad indirizzo neonatologia e patologia neonatale, un anatomo-patologo e uno specialista in medicina legale e delle assicurazioni. Un processo che portò sotto accusa 18 medici dei tre ospedali in cui si sottopose il neonato. Per il PM tutto questo rientrava nelle statistiche ed era stata richiesta l’archiviazione del caso ma il GIP ha accolto la richiesta fatta dagli avvocati Di Nola e D’Apuzzo e riapre il caso. “Sarebbe stato opportuno – dice il GIP – far ricorso a specialisti del settore, vista la particolarità della materia”. Nella nuova terna ci dovranno essere oltre al neonatologo anche “uno specialista in pneumologia e uno specialista in anestesia e rianimazione”. A loro il compito di “ far luce su eventuali profili di responsabilità a carico dei sanitari che ebbero in cura” il bambino. Ordinato inoltre “l’esecuzione di ogni altro accertamento che dovesse risultare utile in ragione dell’attività istruttoria”.


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