Pompei. Estorsioni al ‘Re Bingo’ di Pompei: arrivano pesanti condanne per i ras del clan Cesarano. Rispettate sostanzialmente le richieste del pubblico ministero, il giudice per le udienze preliminari, Giuseppe Sassone, ha condannato il boss Luigi Di Martino, alias gigino ‘o profeta, Fiorentino Di Maio e Giovanni Cesarano, meglio conosciuto come Nicola, a 9 anni e un mese di reclusione. Più pesante la condanna per Nicola Esposito, ‘o mostro, considerato il reggente del clan Cesarano: 11 anni e 1 mese di reclusione. Ma il boss potrà beneficiare della continuità con una precedente condanna a 20 anni di reclusione per estorsione aggravata dal metodo mafioso. Per i quattro imputati che hanno scelto il rito abbreviato il pubblico ministero della Dda aveva chiesto 12 anni di reclusione. Secondo l’accusa, hanno messo a segno una serie di estorsioni al Re Bingo di Pompei, gestito dai fratelli Moxedano, a partire dal 2014. Richieste seguite da intimidazioni e pestaggi che avevano spinto le vittime a denunciare gli esponenti della cosca di Ponte Persica. Le indagini, partite da un’inchiesta della Dda di Salerno, nell’ambito di un’inchiesta sui clan Matrone e Loreto-Ridosso avevano portato a scoprire alcuni episodi estorsivi e all’emissione di un’ordinanza cautelare a carico dei principali indagati, eseguita a dicembre del 2016 a carico sia degli esponenti del clan Cesarano che delle cosche operanti nella provincia di Salerno. Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, i ras di Ponte Persica pretendevano una tangente di 3500 euro al mese, oltre alla gestione di alcuni servizi come quello delle pulizie e del parcheggio. Ma le vittime dovettero anche sopportare l’alternanza tra i capi della cosca, dopo la latitanza e l’arresto di Nicola Esposito e di Agostino Cascone, il suo emissario, si occupò dell’estorsione Luigi Di Martino che aumentò le pretese facendo salire la richiesta di pizzo fino a 5mila euro.