Una donna anziana, le sue urla inascoltate e il sangue che impregna le garze. Quello di ieri era un lunedi’ come gli altri nel reparto di medicina interna d’urgenza al quarto piano dell’ospedale Cardarelli di Napoli, visitato dalla agenzia giornalistica Dire con delle telecamere nascoste. Alle 16, sono 8 le barelle sistemate nel corridoio ma il sovraffollamento non e’ un’emergenza, piuttosto e’ una costante. “Ogni mattina arrivano qui dai 45 ai 47 pazienti – racconta il primario del reparto – invece di 30, il numero di persone che possiamo posizionare sui lettini. C’e’ un 26,6% di persone in piu’ che dobbiamo sistemare. E’ un dato ‘istituzionalizzato’ e accettato, visto che il numero dei posti letti e’ di 26. Quindi il sovraffollamento, contando le barelle, raggiunge picchi del 50%”. Il caos e’ massimo di lunedi’, il giorno in cui il trasferimento dei pazienti del weekend ingolfa i vari reparti. E in medicina interna d’urgenza il disordine e’ tale che anche la promiscuita’ nei flussi d’ingresso al reparto, ai lettini e alle barelle non sembra essere un problema per nessuno. “Abbiamo un solo operatore socio sanitario per ogni turno – continua il primario -, ciascuno di 6 ore. Sono quelli che chiamiamo i ‘portantini’ e che accudiscono il paziente”. E se uno degli operatorio socio sanitari e’ in malattia? “Non abbiamo mai chiesto ai parenti di sostituirsi ai portantini – risponde – ci andiamo noi medici piuttosto ma questo fa slittare ancora di piu’ tutto quanto il lavoro”. Non va meglio al pronto soccorso dove regna sovrano il caos ne’ tra i corridoi dell’OBI, Osservazione Breve Intensiva, dove le barelle sistemate ai margini delle stanze sono un’immagine che persiste nel tempo. “Preferisco che i pazienti in attesa di ricovero – e’ la spiegazione del primario del reparto – restino in OBI. Un sovrannumero c’e’ ma questo non succede solo al Cardarelli, accade anche negli ospedali australiani”. Al primo piano un ascensore non funziona: “Impianto fermo per manutenzione programmata”, un altro, al quarto piano, quello riservato al personale, e’ rotto da tempo. Sulle porte di ferro una scritta eloquente: “Guasta, statt attient” (Guasta, stai attento).
 “Registro una grande professionalita’ di medici e operatori che con sacrificio portano avanti il Cardarelli e li ringrazio. Ma ci troviamo di fronte a un’emergenza, una situazione disastrosa. Non dimentichero’ mai le immagini che ho visto nel reparto di medicina d’urgenza con un numero sproporzionato di persone, il 50% in piu’ rispetto al previsto”. E’ il commento del deputato di Mdp, Arturo Scotto, dopo un’ispezione all’ospedale Cardarelli di Napoli. “Ci troviamo di fronte a situazioni in cui l’umanita’ e’ lasciata a se’ stessa – sottolinea – dove c’e’ una situazione di promiscuita’ gravissima e dove la fatica degli operatori non riesce inevitabilmente a supplire al rischio dell’assenza della dignita’ della persona. La sanita’ e’ un bene non negoziabile, occorre fare di tutto per modificare questa situazione”. Il parlamentare lancia una stoccata al governatore della Campania, Vincenzo De Luca, neo commissario alla sanita’ della Regione. “Ho l’impressione – dice – che De Luca – non abbia l’esatta percezione di quello che sta succedendo. Sta collezionando incarichi e adesso ha collezionato anche quello di commissario alla sanita’: la prima cosa che deve fare e’ risolvere questa situazione, senza piu’ propaganda e senza piu’ una politica spettacolarizzata che in realta’ non risolve i problemi della gente”. Un’emergenza che non e’ solo campana: “il quadro nazionale – afferma Scotto – dice che il Paese spende poco in sanita’, molto meno della media europea, molto meno della Francia, della Germania e della Spagna. Poi c’e’ il tema del turn over. L’eta’ media in un reparto come medicina d’urgenza al Cardarelli e’ di 55 anni, l’eta’ media nazionale e’ di 52, tra infermieri e medici. E c’e’ un problema che riguarda tutto il Sud: l’ospedale di Niguarda (Milano) che ha piu’ o meno le dimensioni del Cardarelli ha mille addetti in piu’ a fronte di analoghi posti letto e di analoghe persone da curare. Bisogna rivedere i pani di rientro e serve che la sanita’ torni al centro dell’iniziativa politica. Il nostro Paese ha sempre garantito il diritto alla salute, in cui non sei costretto a esibire la carta di credito quando vai al pronto soccorso”.