Passano gli anni ma non per tutti: sessantadue anni e non sentirli per Diamanda Galas, musicista e cantante e pianista americana di origini greche. Comincia la sua carriera agli inizi degli anni Settanta, esibendosi in alcuni ospedali psichiatrici fino alla pubblicazione di dischi estremi per sola voce ed elettronica. Cinque ottave di estensione vocale come Mike Patton e Demetrio Stratos –  che usava la sua voce come un sintentizzatore controllandone perfino le onde sonore –  al quale la accomuna anche l’origine ellenica. Si tratta di una particolarissima categoria di artisti capaci di muoversi agilmente nella sperimentazione più ricercata del rock, nel cui genere Diamanda Galas coglie la visione della voce come strumento e lo arricchisce sovrapponendo il discorso tecnico a quello espressivo. Originale il suo approccio con i classici (come per esempio alcuni pezzi dei Led Zeppelin) che non prescinde mai dal rispetto per il brano originale. Mai dissacranti ma interpretazioni di capisaldi della storia della musica a cui dà una nuova vita, intrecciandola con la sua sensibilità tormentata. Singolare e suggestiva la sua versione in musica della poesia “Supplica a mia madre” di Pier Paolo Pasolini, in un periodo in cui, nella sua carriera, l’elettronica cede il posto al pianoforte soltanto. Nel 2005 ritira in Italia un importante riconoscimento per la ricerca vocale e le viene assegnato il “Premio Internazionale Demetrio Stratos”.