“Il boss Giuseppe Gallo non è pazzo” il perito sconfessa la finta schizofrenia nel processo per la truffa all’Asl

Boscotrecase/Torre Annunziata. “Peppe ‘o pazzo non è pazzo”: a stabilirlo lo psichiatra e psicoterapeuta Luca Bartoli che ha effettuato una perizia su Giuseppe Gallo, il boss del clan Gallo-Limelli-Vangone alla sbarra per aver truffato l’Asl incassando un assegno mensile per un’invalidità al 100% attestata – secondo l’accusa – con perizie false e certificati medici compiacenti. Il perito, nominato dal Tribunale, ha testimoniato al processo che si sta celebrando al Tribunale di Torre Annunziata a carico del boss detenuto in regime di 41 bis nel carcere di Parma, proprio per una banale truffa ai danni dello Stato, aggravata dal metodo mafioso. Un finto pazzo per la Procura, tesi avallata da Bartoli nel corso dell’udienza e contestata dalla difesa, rappresentata dall’avvocato Ferdinando Striano. «Giuseppe Gallo non è pazzo. Ha solo un disturbo misto della personalità, aggravato dal carcere. A volte dà risposte bizzarre, ma può stare sotto processo. La sua è una sindrome da prolungata detenzione». Aveva evitato processi e carcere per anni, barricandosi dietro quella sindrome schizofrenica già messa in discussione dalla Dda di Napoli, nel corso dell’inchiesta Pandora che vide coinvolti tra gli altri anche il noto psichiatra Adolfo Ferraro, responsabile della struttura psichiatrica di Aversa. Luca Bartoli, psichiatra e psicoterapeuta presso la ASL di Salerno, ha smentito anni di perizie – forse aggiustate – fatte al 38enne boss di Boscotrecase, noto narcotrafficante e esponente massimo dell’omonimo clan. Secondo l’accusa, Giuseppe Gallo avrebbe simulato patologie e un “disturbo psicotico con base schizofrenica”, curato con farmaci neurolettici, in modo da evitare per anni il carcere e i processi. Percependo anche un assegno di invalidità civile totale e permanente del 100%. Assegno da 747 euro al mese, percepito per cinque anni: dal 2004 al 2009. La presunta sindrome del boss sarebbe stata agevolata anche da noti specialisti, tra i quali Ferraro, il 63enne ex direttore del servizio sanitario dell’ospedale psichiatrico giudiziario di Aversa. La difesa ha ingaggiato una lunga battaglia legale sulla questione, ha contestato le conclusioni di Bartoli che il 13 gennaio scorso ha visitato Giuseppe Gallo nel carcere di Parma e ha annunciato che vi sarebbero certificati medici che smontano la tesi dell’accusa. Per confutare le conclusioni di Bartoli, nella prossima udienza, arriverà lo psichiatra romano Alessandro Meluzzi. Mentre il difensore si è riservato di depositare due certificati medici, frutto di due perizie ordinate dal Tribunale di Napoli e dai giudici de L’Aquila. Giuseppe Gallo si gioca la sua partita della vita e il carcere a vita in un processo per truffa ai danni dell’Asl.


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