Cinque condanne sono state inflitte ieri dal gup Laura De Stefano dell’ottava sezione del tribunale di Napoli agli imprenditori legati al clan dei Casalesi e coinvolti nel maxi blitz del 2011 “Il Principe e la scheda ballerina” che coinvolse, politici, imprenditori e funzionari degli uffici di Casal di Principe. Si tratta di un processo stralcio che si svolto con il rito abbreviato. Sono stati condannati: Mario Iavarazzo a 3 anni e 4 mesi, Lucia Solitago a 4 anni, Alessandro Cirillo, ristretto al 41 bis, a 4 anni e Vincenzo Cirillo a 3 anni e 4 mesi. Condannata anche Cecilia Corvino a 2 anni e 6 mesi. L’impianto accusatorio ha retto al primo giudizio. Ora, toccherà agli imputati che hanno scelto di farsi giudicare con rito ordinario nel tribunale di Santa Maria Capua Vetere. Si tratta dell’imprenditore Gaetano Iorio di San Cipriano d’Aversa, di Palladino e dei suoi parenti: Aniello, Luca e Antonio. Dovrà affrontare il processo anche l’ex socio di Nicola Palladino, Aniello D’Amico. E ancora: Antonio, Luigi e Nicola Corvino con Stefano, Giuseppe e Michele Di Rauso. La prima udienza è fissata per il giorno 16 dicembre, davati ai tre magistrati del II collegio, sezione A. Nel 2011 era stato coinvolto nel procedimento anche l’ex sottosegretario Nicola Cosentino di Forza Italia. “Lui era uno dei politici più influenti d’Italia”, ha dichiarato il pm Vanorio ieri nella sua discussione finale. Sotto chiave, con un sequestro preventivo, il pm un anno fa aveva messo tre società , con relativi patrimoni aziendali; due ditte individuali; quote societarie di tre società , 36 fabbricati; tre terreni, 36 automezzi, 12 rapporti bancari, per un valore complessivo stimato a circa 15 milioni di euro. Per l’accusa, Nicola Palladino, attraverso la sua «creatura», la «Cls s.r.l.» di Pastorano, favoriva il clan; e lui, da impresario, sarebbe riuscito a influenzare, a proprio vantaggio, il prezzo di vendita del prodotto e, nello stesso tempo, ad aggiudicarsi le forniture per importanti opere nel settore degli appalti pubblici. Non solo. Palladino avrebbe versato al clan, periodicamente, somme di denaro.